Ven03142025

Aggiornamento:10:40:56

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Calcagni: "La mia famiglia pedala con me"

Fermo – Calcagni come Cavendish. Ad unire i due ciclisti, il primo cicloamatore marchigiano, il secondo professionista, iridato su strada e vincitore di due tappe al Giro, l’amore per la famiglia e soprattutto per i loro figli. Cavendish riceve la visita della compagna e della figlia a Fano, vince e la porta sul podio per festeggiare il successo. Calcagni riceve la visita della moglie e del bambino a Fermo, in occasione della Gran Fondo 7 Muri Fermani, giunge terzo al traguardo e porta con sé il bimbo di due anni sul podio. I due così ciclisticamente lontani, ma vicini nel dimostrare affetto alla loro famiglia, è sufficiente guardarli mentre parlano della loro famiglia, gli occhi si illuminano e la voce cambia tono.

Al termine della 7 Muri Fermani che lo ha visto protagonista assoluto sin dai primi chilometri, Jarno Calcagni che andrà a cogliere il terzo posto alle spalle di Lattanzi e Miglionico, analizza la sua gara e il movimento amatoriale marchigiano.

“Non avevo la condizione che speravo, perché quest’anno ho iniziato più tardi la preparazione, comunque nelle ultime gare sono andato bene. Ho corso domenica, ho corso martedì, oggi sinceramente ero un pò stanco. Ho provato a fare una gara attenta sin dall’inizio però la Melania Omm che si è presentata al via con diversi ciclisti e soprattutto corridori di valore che cercavano di tenere la corsa chiusa per Wladimiro (D’Ascenzo). Ho sprecato molto all’inizio per entrare in tutte le fughe, mentre alla fine ho sfruttato un grandissimo lavoro della Pedale Fermano Amatori Gi.Vi. per riportare Michele Miglionico sulla fuga di Lattanzi, veramente complimenti a questa squadra che ha dimostrato di saper lavorare benissimo collegialmente, questo vuol dire che c’è un’unione di squadra incredibile, sapevo che alla fine era molto dura perché i tre muri così ravvicinati avrebbero decretato la selezione. Ho cercato di fare le salite del mio passo, avevo i crampi, ma sapevo che era dura per tutti. Ho cercato di tenere duro, alla fine li vedevo ero lì a cinquanta metri, ho dato il massimo. Complimenti al vincitore Lattanzi, a Michele Miglionico, sono contento del terzo posto. Ci tenevo particolarmente perché come ho detto prima, per me questa gara è come per Bonen il Fiandre o la Roubaix, solo che io non ho vinto mai arrivo sempre nelle prime posizioni, ma non sono riuscito a vincere. C’è ancora molto tempo spero che Fasciani continui ad organizzare la 7 Muri Fermani per altri dieci anni, gli faccio i complimenti perché lui è un appassionato di ciclismo e si vede da come organizza le manifestazioni. Cosa organizzata veramente bene e curata nei minimi dettagli”

 

Che gara è stata?

“E’ stata una gara complicata da controllare, perché la Melania Omm teneva la corsa chiusa, abbiamo più volte cercato di andare in fuga, ma loro chiudevano sempre. Io avevo capito che facevano la corsa su D’Ascenzo, sinceramente dalle prime battute ho visto che non aveva lo spunto dei tempi d’oro, quindi alla fine quando è andato via ho cercato di risparmiare le forze, sfruttare il lavoro degli altri, visto che alla fine è uno contro uno e non conta più la squadra. Siamo arrivate in tre molto vicini, anzi in quattro. E’ stata una gara molto dura, quindi onore a tutti quelli che taglieranno il traguardo oggi perche anche qualche goccia di pioggia hanno reso più difficile la scalata ai muri io non avevo rapporti particolarmente agili che mi avrebbero permesso di salire sui pedali agevolmente se noi che siamo arrivati avanti abbiamo fatto grande fatica un plauso va anche all’ultimo che taglia il traguardo, se noi abbiamo fatto fatica lui ne avrà fatta il doppio. Forse meritano più applausi queste persone che arrivano quando le transenne sono smontate, ma partecipano soltanto con spirito amatoriale. Questa è una gara che premia tutti dal primo all’ultimo”

Quali sono i tuoi prossimi appuntamenti agonistici

“Un’altra gara che ci tengo particolarmente è la Gran Fondo Terre dei Varano di Camerino, farò il percorso medio perché non ho molto tempo per allenarmi sulle lunghe distanze. Una gara che ho vinto già due anni fa speriamo di far bene. Il mio appuntamento di stagione è invece la Marcialonga Cycling a Predazzo, ho già partecipato a tutte le edizioni, lo scorso anno ho vinto il medio. Cercherò di far bene, non ho ancora deciso quale prova affonterò , vediamo tempo, lavoro e famiglia permettendo”.

Tempo, lavoro, famiglia questi gli impegni primari, ma chi è Jarno Calcagni?

“Io ho la fortuna rispetto a tanti altri ciclisti di potermi ritagliare qualche ora di tempo per potermi allenare avendo una mia attività, lavoro nove dieci ore al giorno, ma qualche ora tre volte alla settimana riesco a dedicarla alla bicicletta. Da due anni ho uno splendido bimbo, ho capito che prima viene la famiglia poi il lavoro e poi la bici. Fortunatamente se va bene la famiglia, il lavoro è un piacere anche andare in bicicletta e vengono i risultati. Devo dire che quando oggi ho visto mia moglie e mio figlio, per la prima volta, è stata un’emozione davvero grande. Non c’è cosa paragonabile all’amore per un bambino. Mi ritengo fortunato di poter portare avanti il lavoro, la famiglia e la bici, che sono cose che a volte non è possibile far coincidere. Per questo devo ringraziare mia moglie che mi sostiene”

Nella tua scala dei valori hai messo al terzo posto la bicicletta. Che cosa vuol dire oggi fare il cicloamatore

“La mia scelta  di fare i percorsi corti è dettata anche da questo, ormai il livello tecnico agonistico dei ciclisti  è troppo alto anche in queste categorie, io ho diversi amici anche fuori dalle Marche che comunque lo fanno per lavoro, sono amatori stipendiati e svolgono la pratica ciclistica come una vera e propria attività lavorativa. Io non lo trovo giusto, pur cosciente che uno nella sua vita fa ciò che ritiene più opportuno, ma la parola amatore è ritagliarsi del tempo durante la giornata per dar sfogo alla propria passione. Nelle prove che si tengono sui percorsi medi, per quel che mi riguarda, c’è più battaglia e divertimento, sui percorsi lunghi il divario ormai è troppo grande. Non vale la pena fare tanti e tanti sacrifici per poi non giocare ad armi pari, perché chi lo fa per mestiere non pedala certamente come chi condivide l’attività sportiva con il lavoro. Con questo ci tengo a sottolineare che non voglio criticare nessuno, ma un ritorno un’po’ più al divertimento e all’amicizia piuttosto che l’agonismo puro, io me lo auguro. Perché io la vivo così ho tanti amici, ci si misura, si vince, si perde, ci si arrabbia, ma il lunedì si torna al lavoro e domenica vi è un’altra gara”.

Il ciclismo amatoriale marchigiano è basato sull’agonismo puro e lascia poco spazio ad altri importanti valori

“Si assolutamente, io tra l’altro quando posso vado a correre in altre regioni, mi porto la famiglia, frequento gli amici e la prendo un’po come una gita fuori porta. In Emilia Romagna, Toscana, ma anche al Nord, non è così. C’è dell’agonismo, ma del sano agonismo. Finita la gara ci si dà la mano. Qua invece le polemiche o discorsi senza senso iniziano già durante la settimana. Purtroppo è sempre peggio, quest’anno ad aggravare il tutto è arrivata anche la questione Udace. Secondo me dovremmo cominciare a prenderla molto serenamente, essendo contenti di quello che abbiamo di poter svolgere quest’attività. Ci sono persone che stanno male, voglio ricordare e salutare Primo Sprecacè che come tutti sappiamo ha avuto un brutto incidente, sicuramente a lui farebbe piacere gareggiare con noi piuttosto che ascoltare queste inutili polemiche.  Dobbiamo pensare che quando abbiamo la salute e facciamo ciò che ci piace, il resto non ha senso”

Doping

“Anche nel doping tutti lanciano il sasso e nascondono la mano. Sarebbe importante che ciascuno pensi alla propria realtà e si faccia un attento esame di coscienza. I controlli è giusto che ci siano, ma è da giovani che si deve inculcare ai ciclisti la giusta mentalità. E il dover sempre vincere anche tra i giovani è un messaggio sbagliato e forviante. Nella nostra regione vengono effettuati spesso i controlli dalla Federciclismo e se guardiamo al resto del panorama comunque troppo spesso vi sono ciclisti che vengono trovati positivi. Anche questo è un problema di coscienza di ciascuno di noi”