Volete fare un buon tempo a una maratona ? Non serve che vi alleniate tanto: basta inforcare una bicicletta, indossare una maglietta che copra il pettorale e un cappellino che nasconda il volto, passare così «travestiti» tutti i controlli (quelli con i chip), lasciare la bici a un amico verso il quarantesimo chilometro e percorrere gli ultimi due dopo avere gettato via shirt e berrettini serviti per architettare l’imbroglio.
Se ve la sentite, fate anche un allungo nel finale per superare qualche concorrente che avendo corso a piedi i massacranti 42 chilometri è sicuramente un po’ più stanco di voi. Così facendo chiuderete, se vi contentate, la maratona in 2h 45’ circa. E’ successo all’ultima Maratona di Roma, il 23 marzo. Ma i giudici (un «collegio» che comprende la Fidal- Federazione atletica, gli organizzatori della Maratona e i tecnici della Tds che forniscono i chip che consentono la rilevazione elettronica) sono stati inflessibili. Dopo un’indagine condotta incrociando tempi, foto e video hanno squalificato il podista-ciclista, cancellandolo dalla classifica ufficiale.
Questo comportamento scorretto, e diffusissimo in tutte le gare dalla Sicilia al Trentino, resta incomprensibile: la corsa è un divertimento. E non si capisce (dato che i professionisti alle maratone sono una minima parte rispetto agli amatori) che motivo ci sia di barare, visto che in palio non c’è nulla, se non una migliore posizione negli ordini d’arrivo. Eppure sono in tanti a provarci, tentati forse dall’idea degli sfottò da indirizzare poi ai compagni d’allenamento. Si tratta di «gente con pettorali fotocopiati, pettorali di altre gare, gente che corre con 2-3 chip, chi corre col pettorale di un altro, chi senza, chi fa un pezzo in macchina chi in bicicletta», raccontano ancora arrabbiatissimi al comitato organizzatore della «mezza» RomaOstia dove peraltro i controlli sono assai severi.
Fonte www.corriere.it
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