Gio12192024

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Pensieri dopati. Lettera di un ciclista squalificato per sei mesi che propone molti spunti di riflessione

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviataci via mail dal Sig. Valerio Magnani, ciclista squalificato per sei mesi. Riflessioni che hanno un fondamento e devono far pensare tutti. Ho 55 anni e sono un ciclista dopato anzi, sono uno che sta scontando una squalifica di 6 mesi per positività dopo un controllo antidoping. La sostanza rilevata è il cortisone e, nello specifico, si tratta di una compressa di Bentelan assunta la mattina della gara, prima della partenza. Ero in possesso di un certificato medico ma, ho scoperto poi, un semplice certificato di una specialista non ha valore e il prodotto in questione non può essere assunto in compresse ma, al limite, tramite aerosol. Le regole, anche queste le ho scoperte solo nel corso del procedimento a mio carico, dicono che un atleta è responsabile di tutto quello che assume e deve conoscere la normativa antidoping e tutte le procedure e che si può essere condannati anche per la sola negligenza oltre che per colpa.

Voglio essere molto chiaro: non sono una vittima innocente, sulla scatola del farmaco era molto ben visibile il simbolo che lo classifica come prodotto dopante. E' sempre difficile essere obiettivi nel giudicare se stessi ma, credo che nella mia vicenda abbiano pesato in maniera simile tre cose:

1) Il bisogno, certificato da esami, ricette e cure, al 90% omeopatiche, svolte da Novembre 2010 e riconosciuto da Procura e Tribunale

2) La superficialità nel valutare le conseguenze del mio agire e la totale ignoranza della normativa antidoping

3) La “furberia” con la difficoltà ad accettare che quel giorno avrei dovuto correre accontentandomi di un posto di rincalzo in classifica. Se un'atleta non è pienamente in salute deve stare a riposo e non cercare scorciatoie per ripristinare le sue condizioni

Mi sono però accorto in questi mesi che il peso più pesante da affrontare, per chi non se ne frega come me, non è la squalifica e neppure le offese da parte di qualcuno ma, rendersi conto che io sarò considerato a vita un dopato. Se tornerò a correre ed otterrò qualche buon risultato nella mia categoria sarà solo frutto del doping, quando arriverò nelle retrovie sarà perché prima mi dopavo. Mi sono accorto che l'effetto di una compressa di Bentelan, su di me, durerà vita natural durante (un caso da studiare in medicina).

Dovrò convincermi che questo è il vero prezzo da pagare per l'errore commesso e cioè la gogna. Molti penseranno che ciò sia giusto e sia il minimo che un dopato deve sopportare, sarà anche vero, ma la cosa non mi convince e non sta in piedi dal punto di vista del diritto e anche morale. Faccio un esempio per spiegarmi meglio: se qualcuno a una cena beve qualche bicchiere di vino e viene poi trovato positivo al test, viene giustamente punito in base alla normativa. Nessuno penserà poi che quella persona sia ubriaco tutto le volte che lo rivedrà in auto o che non debba tornare a guidare dopo avere scontato la pena. Per il ciclismo questo non vale.

In questi ultimi settimane cominciando a programmare alcune granfondo per il 2013 sto scoprendo che molti organizzatori di GF non avendo quasi nessun potere per affrontare il problema doping, mancando quasi totalmente i controlli, si stanno organizzando per fare pagare la loro impotenza a chi è stato già squalificato, rifiutandone l'iscrizione anche a squalifica terminata. La ragione è che chi è stato squalificato rovina l'immagine della gara.

Potranno partecipare i dopati non accertati, persone condannate per stupro o pedofilia ma chi rovina l'immagine della loro Granfondo sarebbe Magnani Valerio per avere assunto una compressa di Bentelan. Vedo in questo atteggiamento una gran voglia di fare qualcosa contro il doping ma mi sembra di vedere anche un po' di ipocrisia.

Un'altra cosa che non ritengo giusta è il fatto che, nel rifiutare l'iscrizione, non si faccia alcuna distinzione fra chi ha subito una squalifica di pochi mesi e chi di alcuni anni. Credo che fra un'antinfiammatorio o una compressa di cortisone e dell'Epo o altre sostanze parimenti pesanti ci sia una grandissima differenza e l'entità delle squalifiche comminate lo certifica. E' come se chi supera i limiti di velocità in auto di 10 Km orari subisse la stessa sanzione di chi li supera di 50 o 100.

Ho anche letto di qualcuno che accetta solo chi ha subito squalifiche fino al 2010, è risaputo che gli squalificati del 2011 e 2012 oltre ad essere più brutti siano anche più antipatici ma mi sfugge il senso di quel limite temporale, che senza dubbio ci sarà. Io penso invece che a chi torna da una squalifica dovrebbe essere permesso di gareggiare regolarmente, magari imponendo loro alcune regole da rispettare. Una potrebbe essere che se partecipano ad una gara dove è previsto il controllo questi devono obbligatoriamente essere controllati anche se non sorteggiati.

Sulla scia di quello che fanno già diverse squadre amatoriali, chi ritorna da una squalifica dovrebbe, a sue spese, presentare un paio di volte all'anno più una terza, su richiesta a sorpresa dalla Consulta, una serie di esami ematici e delle urine. Penso poi che all'interno della Consulta si dovrebbe agire verso il Coni per un aumento dei controlli. Per ovviare in parte ai costi economici dei controlli, ogni iscrizione alle GF potrebbe essere aumentata di 2/3 euro, da destinare ad un fondo nazionale per i controlli in campo amatoriale.

L'obiettivo della mia lettera è quello di avviare un confronto su una serie di aspetti che, seppure visti dalla parte di un condannato per doping, penso che meritino un po' di attenzione e di discussione. Se si vogliono introdurre ulteriori sanzioni, oltre la squalifica ufficiale, credo che la strada migliore sia quella di arrivare almeno a darsi regole eque, certe e condivise. Se qualcuno vorrà rispondermi ne sarò ben contento, a coloro che vorranno semplicemente sfogarsi con le offese spero che trovino almeno il tempo di leggere tutta la lettera prima di partire in quarta.

Saluti

Valerio Magnani