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Aggiornamento:05:06:46

Back Strada Carmine Galletta: determinazione e famiglia le armi vincenti dell'ex maratoneta di caratura mondiale

Carmine Galletta: determinazione e famiglia le armi vincenti dell'ex maratoneta di caratura mondiale

Pomigliano d’Arco (Napoli) – Il suo primo contatto con la bicicletta avviene grazie all’ex professionista napoletano Alessandro Lucchetti, che gli regala una delle biciclette in sella al quale, nei primi anni '30, per cinque stagioni ha rappresentato il ciclismo napoletano nella massima categoria. Lucchetti dopo i successi nella Coppa Caivano nel 1932 e 1936 e quattro stagioni da indipendente, nel 1940 veste i colori della società Il Littorale e partecipa al Giro d’Italia. A Pomigliano d’Arco anche oggi parlando di ciclismo, non si può non ricordare Lucchetti.

Carmine Galletta usa questo gioiello per muoversi in paese e la passione per questa affascinante attività sportiva inizia a far presa sul maratoneta. Quest’anno Galletta è una delle colonne della Cycling Team CavaliereSrl.com Calcagni Sport presieduta da Clemente Cavaliere che sottolinea: “Ad inizio stagione non avrei mai pensato di raggiungere in estate le ventidue vittorie, conquistate in larga parte da quattro ciclisti, il campione italiano Paolo Di Leonardo, Antonio Marzano, Antonio Marotti e Carmine Galletta. Quest’ultimo è un ciclista serio e  ha una forza di volontà che ho riscontrato in pochi”.

Paolo Di Leonardo che in terra sicula ha centrato il tricolore della categoria Elite Master conosce bene Galletta  e lo descrive così: “Carmine è grande atleta sia nel fisico che nella mente. Una persona che ha una grande umanità, non potrò mai dimenticarmi che mi ha accolto a casa sua quando avevo mollato la bici, pedalavo pochissimo e mi ha fatto tornare lo stimolo di gareggiare”.

Ventiquattro ore dopo la nascita di Matthias, il suo quarto figlio, è stato investito da una signora che alla guida di un automobile l’ha scaraventato a terra al termine della discesa del Vesuvio, mentre era in allenamento con il neo tricolore Paolo Di Leonardo. Che cosa ha pensato in quei momenti?

“Subito dopo essermi rialzato ho visto la ferita all'altezza del bacino che sanguinava copiosamente, avevo dolori in altre parti del corpo, ma quella ferita mi preoccupava e in quel momento la mia mente è andata a ripescare le immagini dei miei quattro bambini. Poi mi sono reso conto come un attimo sventurato possa separare una bella giornata di sport da una potenziale tragedia”.

Trentacinque punti per suturare una ferita all’altezza del bacino, trauma facciale, microfrattura allo zigomo e lesione dei legamenti ad una mano destra, un periodo di riposo per recuperare poi di nuovo in bicicletta.

“La bicicletta non è il mio primo pensiero. E’ una passione a cui dedico parte del tempo libero e uno sport che svolgo con passione, ma le mie attenzioni sono rivolte alla famiglia, cercando di mantenere un equilibrato rapporto  e la serenità nel nucleo familiare specialmente a quella del neonato. Inoltre il lavoro che mi concede le pause per allenarmi, ma seguire due esercizi commerciali non è comunque uno scherzo”

Quattro figli, tutti maschi, il futuro da direttore sportivo in una squadra giovanile costituita da soli ciclisti della famiglia è assicurato?

“Bella battuta! Mai porre limiti alla divina provvidenza”

Quali sono le difficoltà che devono affrontare ciclisti come lei che vivono in realtà dell’entroterra napoletano come Pomigliano d’Arco?

“Praticare ciclismo nell’interland di una città è sempre pericoloso. Il traffico è una vera tragedia, unita a strade non sempre ben asfaltate e alla scarsa educazione di molti automobilisti. e proprio io ne ho fatto le spese”

Lei è uno dei pochi ciclisti che si avvicina allo sport delle due ruote, spinto da problemi fisici che avevano compromesso la precedente attività sportiva praticata e non dalla pura passione. Chi era Carmine Galletta prima di salire in bicicletta?

“Per cinque anni ho fatto parte della nazionale di atletica praticando la maratona e le distanze di mezzofondo. Sono stato campione del mondo tra i militari nel 1994 a soli 19 anni lasciandomi alle spalle nomi del calibro di Stefano Baldini e Fabio Ingargiola. Correvo per la PAF Verona e non esagero nel dire che mi si prospettava una brillante carriera. Avevo un personale di 2 ore 17' sulla maratona. Mi fa piacere citare i bei risultati ottenuti alla Roma-Ostia e alla Stramilano dove sono arrivato in entrambi i casi 4° assoluto dietro a tre nazionali keniani”

“La vittoria....... di qualsiasi livello esso sia, da quello mondiale a quello condominiale, è qualcosa che ci regala un scossa di felicità impagabile. Ancor di più se arriva dopo aver lavorato duramente per raggiungerlo”, filosofia derivante dall’attività podistica?

“Non necessariamente. E’ una filosofia che applico in ogni momento della mia vita, non solo nello sport. Nel mio lavoro, gestisco due bar, cerco di fissare degli obiettivi da raggiungere in un determinato periodo e mi adopero per riuscire a centrare almeno l’obiettivo

Nella stagione 2000 sale in bicicletta per gareggiare tra gli amatori. Ci racconti l’esordio e le prime gare a cui ha partecipato.

“Ho esordito nella Gran Fondo dei Monti Irpini ad avellino, all'epoca scelsi il percorso medio di 110 chilometri e mi classificai 9° assoluto. Da quel momento ho sempre scelto di dedicarmi alle Gran Fondo e  partecipo alle gare in circuito solo come allenamento”.

Quale è stata la vittoria più bella tra quelle conquistate?

“Devo fare qualche passo indietro nella mia storia atletica e scelgo la vittoria al mondiale militare visto che ho battuto Baldini che poi è diventato campione olimpico. Ma in generale ogni vittoria è la più bella perché ognuna ti lascia qualcosa”

Che cosa pensa dell’attività granfondistica?

“Io credo che questo tipo di attività dia un' ottimo stimolo agonistico perche permette anche a chi come me non è un professionista dello sport di cimentarsi su percorsi che non hanno nulla da  invidiare a quelli del vero ciclismo”.

Quali sono le squadre in cui hai gareggiato dalla stagione 2000?

“Team Lupoli, Cicli Perna, Ciclosport Nola, Team Eurorida e adesso (e spero per sempre) Team Calcagni  Cavaliere”

Vuole ringraziare qualcuno per la sua carriera sportiva?

“Mia moglie, al secolo Gelsomina, conosciuta da tutti come Mina sta con me da quando praticavo l'atletica. Mi ha sempre stimolato ad impegnarmi e sostenuto nei sacrifici che ho affrontato per migliorare le mie prestazioni. Ovviamente colgo l'occasione per ringraziarla per essermi sempre stata a fianco e per la pazienza che ha dimostrato tutte le volte che lo sport mi ha sottratto quel tempo che lei meritava e continua a meritare”.

Altri aneddoti o curiosità che vuoi raccontare, magari fatti avvenuti in gara o nella vita di tutti i giorni?

“Al momento, visti i recenti accadimenti occorsi a me e al carissimo amico Armando Marzano, mi viene solo da esortare tutti i ciclisti a prestare la massima attenzione e ad indossare il casco. ovviamente lo stesso invito mi sento di rivolgerlo anche ai guidatori perche rispettino di più i ciclisti”.