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Ruote Roventi e InBici un percorso insieme

Quando si deve presentare una rubrica il rischio è di pensare che “l’acqua calda” non sia stata ancora inventata. Scusate la banalità, ma per rispetto dei lettori e degli stessi autori che contribuiranno a scrivere i pezzi mi sembra giusto affermare che poco o nulla di nuovo si dirà sulla bicicletta. L’auspicio è di parlarne in modo diverso, accattivante, interessante, con la “sapienza” di chi sa, ma con l’umiltà che si deve ad uno “strumento” così affascinante. Ne parleremo per emozionarvi, per incuriosirvi, per far crescere la voglia di bici: ce n’è tanta; ma non è mai troppa. Parleremo di come il costume e la vita sociale siano stati attraversati e condizionati dalla nascita della bici.

Attraverseremo la storia, dalla “draisina”, la prima antenata della bici nata nel 1816, costruita dal barone tedesco Karl Theodor Drais von Sauerbronn, un mezzo curioso, poco pratico, senza i pedali ma provvisto di sterzo che si spingeva guidando piedi a terra, alle moderne bici supertecnologiche. Nella storia della bici non si potrà non parlare della “bici partigiana”: ne facevano uso le staffette, perlopiù ragazze giovanissime o donne per trasmettere informazioni tra i vari gruppi delle organizzazioni partigiane.

Ma anche della bici di Bartali: all’interno del telaio venivano trasportati documenti segreti per mettere in salvo gli ebrei. In tema storico e di “ciclo-guerriglia”, come non ricordare le anacronistiche, ma micidiali, biciclette dei vietcong, che attraversavano la foresta pluviale, mettendo in difficoltà la potenza americana? Non possiamo “sorvolare” sul tema del doping. Ho scritto in occasione dell’uscita della rivista che ha accompagnato i corridori alla Novecolli: «Purtroppo, gli inganni a cui assistiamo non coinvolgono solo “grandi personaggi” (non meritano di essere chiamati campioni) ma arrivano a coinvolgere decine di amatori, spinti solo dalla frustrazione e dall’ansia da prestazione; sarebbe meglio per loro, e per il ciclismo, se si affidassero a bravi psicologi e non montassero su una bicicletta con il rischio di minare la credibilità di uno sport popolare che muove la passione e l’entusiasmo di milioni di persone.»

La passione dei tifosi che ho visto sulle Tre cime di Lavaredo, lo sforzo organizzativo per permettere l’effettuazione della tappa, per dare agli sportivi uno spettacolo unico e la lealtà di molti corridori non può essere frustrato da alcuni che hanno “barato”. La rubrica parlerà anche di letteratura: l’editoria è piena di racconti sulla bici.

Herbert George Wells ha scritto «Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza». «… quando pedala sulla strada sotto gli occhi del pubblico, il corridore è un re. Tutti gli sguardi, tutti i riguardi sono per lui. Poi la strada fa una curva, un’immagine per dire che il tempo passa. Il corridore diventa gloria vecchia, rientra nel gruppo. Anche le code del plotone sono comunque code di cometa per i puri di spirito a due ruote, gli innamorati della piccola regina», da “Piccolo elogio della bicicletta”, di Eric Fottorino, direttore di Le Monde. Chi di voi lettori non ha trascorso l’infanzia a cavallo di una bici! Abitavo ad Ancona, dove ho trascorso la mia infanzia e giovinezza; tra i primi regali la bici che è “cresciuta” con il crescere dei miei anni. Ricordo quando bambino delle elementari passavo il pomeriggio a girare in bici attorno al mio isolato.

Lo immaginavo come la pista di un velodromo e poi “fantasticavo” delle gesta dei campioni di allora; le mani non erano sul manubrio ma nelle leve dei freni. Faceva più “bici da corsa”, con qualche rischio e ruzzolone conseguente. In questi tempi la bici è un valido sostituto dell’automobile negli spostamenti quotidiani. Il neo-sindaco di Roma, nel giorno d’insediamento si è presentato seduto su un sellino. Un bel segnale, per una città dove andare in bici è quasi pericoloso quanto trovarsi in una “zona bellica”. Questa rubrica affronterà anche i temi legati alla sicurezza stradale. «Più morti in bicicletta che su ciclomotori» titola l’ISTAT negli due ultimi rapporti pubblicati, relativi agli anni 2010 e 2011, in cui emergono dati allarmanti sul numero di ciclisti morti in incidenti stradali (263 nel 2010, 282 nel 2011) e di ciclisti feriti (14.472 nel 2010 e 16.171 nel 2011): come si nota, la tendenza è in crescita, purtroppo.

Parleremo anche di salute e dell’importanza del movimento; la bici è uno degli sport che aiuta la prevenzione di molte malattie. Spendiamo tanto, troppo per curarci, acquistiamo una bici e risparmiamo in medicine. Parleremo anche di come sul piano psicologico nei bambini la bicicletta e la sua rappresentazione possa essere utilizzata per definire la loro personalità. Nonostante la crisi, o forse proprio per questo, c’è un boom della bici.

“Tutti in bici” non solo perché è ecologica, non fa rumore e fa bene alla salute, ma perché è “glamorous”. Lasciamo “pedalare” la fantasia, ma con la volontà di rivendicare una città sempre più a dimensione misura di bicicletta. Infine, affronteremo i temi legati alla sicurezza nelle corse, nelle granfondo, anche alla luce delle nuove previsioni normative che dovrebbero essere introdotte con il decreto “Alfano”. Forse siamo troppo “presuntuosi” ma è una bella scommessa. Sarete voi i giudici dei contenuti.