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Il pensiero di Salvatore Giordano sul Doping in Sicilia e la fuga dai Nas

Riceviamo e pubblichiamo la mail del Sig. Salvatore Giordano. Tutti ci auguriamo che la competizione sportiva, in qualsiasi sport e ad ogni livello sia sempre una competizione leale e a viso aperto senza sotterfugi, senza imbrogli e soprattutto senza doping; e penso che non vi siano veri uomini di Sport o dirigenti a qualsiasi livello che non abbiano a cuore la lotta al doping. Tuttavia a volte vi sono metodi e mezzi differenti che, pur volendo raggiungere tutti lo stesso risultato, ottengono risultati diametralmente opposti. Ci sembra che questo stia succedendo in Sicilia; infatti, pare che ci sono alcuni dirigenti che pensano di essere i soli paladini della lotta al doping pensando di risolvere il problema con dei proclami, ci sorge il dubbio che più che alla sostanza del problema, mirano all'arrogarsi dei meriti di primogenitura.

Tali azioni "imbonitrici" possono anche far presa sull'opinione pubblica ma di certo non affrontano alla radice il problema: azioni che solo se condotte in modo sinergico possono dare i frutti auspicati; le cronache siciliane dell'ultimo periodo ci evidenziano di quanto sia annoso il problema e di quanto sia necessario un'azione sinergica. Non è il caso di evidenziare qui che EPS/FCI si sono dati un'azione condivisa tramite la Consulta Nazionale, cosa che invece in Sicilia, pur nel rispetto delle più buone intenzioni, proprio in virtù di alcune iniziative egocentriche non riesce a concretizzarsi.

Fermo restando che nessuno vuole assolutamente difendere coloro che fanno uso di doping o coloro che comunque hanno il carbone bagnato, costoro dovranno rispondere prima alla loro coscienza e poi alle autorità preposte. Ciò che è successo a il 23 Giugno u.s. in una gara di Granfondo amatoriale nel siracusano e che è stato oggetto di enfatizzazione su scala nazionale da parte dei media, ha buttato fango anche su tutto il ciclismo pulito siciliano e amatoriale in genere; suppongo che nell'occasione si sono incontrati redattori desiderosi di scoop e uno di quei dirigenti bramosi di arrogarsi i meriti della lotta al doping.

Il 3 Luglio u.s. mi trovavo in un paesino della mia provincia per incontrare un gruppo di giovani ed i loro genitori per ipotizzare la formazione di un piccolo gruppo per fare attività in mtb; uno dei genitori, ovviamente attento alle notizie in TV, mi apostrofa “ma lei fa parte di quelli che se ne sono scappati?” . . . . Ricordando ai presenti che “L'articolista sostiene che vi erano 290 partenti, ma di questi un centinaio si sono dileguati durante il giro turistico alla vista dei giubbotti dei NAS". Anch’io, nel mio commento finale al 17° Campionato Siciliano di Granfondo strada, avevo avvalorato alcune tesi ed espresso alcuni giudizi, ma queste erano frutto di informazioni che avevo in quel momento e quelle ne erano i naturali commenti.

Dopo paziente indagine ho potuto appurare che nella G.F. siracusana in questione la situazione era pressoché nella norma, in effetti vi erano 236 pre iscritti (non 290 come affermato), ma coloro che hanno effettivamente confermato l’iscrizione, pagando la quota, sono stati 192, compatibile con i circa 170 arrivati nei due percorsi. Sostenere tesi non avvalorate dai dati si rischia solo di fare del male al ciclismo amatoriale; capisco il giornalista che fa della notizia il suo mestiere ma, non capisco il dirigente che, mentre ha rifiutato di non far accavallare la sua tappa a quella già messa in calendario da tempo in altro circuito concorrente", cerca, attraverso dati numerici dilatati, di dire che nella sua prova vi erano più partenti che nell’altra.

Ripeto: nessuno vuole difendere i trasgressori delle leggi sportive e/o in attesa di giudizio, anzi io per primo li condanno ma, dire che tutto il ciclismo siciliano è un ciclismo dopato è sbagliato: io non lo sono, e in qualità di dirigente, nonchè di ciclista praticante, opero nel rispetto e nell'attuazione delle norme che regolano la lotta e la prevenzione del doping, vorrei poterlo fare non solo per la parte istituzionale che rappresento, ma anche in sinergia con altri e senza presunzioni.

La domanda di quel genitore dovrebbe porci a tutti delle riflessioni e degli interrogati al riguardo, ne va delle future generazioni del ciclismo. Viva il ciclismo pulito