Sandro Santacchi organizzatore della Gf Terre dei Varano, nel 2013 ha fatto sentire la sua voce nella lotta al doping escludendo dalla sua creatura i ciclisti che in passato hanno avuto problemi con il doping. Qual'è il messaggio che ha voluto lanciare in questa stagione?
“Pensare ad un ciclismo amatoriale meno esasperato, in cui la partecipazione ad una granfondo sia un momento di festa e socializzazione, per godere a pieno la propria passione per uno sport stupendo da condividere insieme agli altri, lungo le strade della nostra splendida penisola. I Comitati Organizzatori dovrebbero sviluppare maggiormente questo aspetto, creando un vero e proprio evento dove oltre all'aspetto tecnico, con la preparazione di un tracciato sicuro, ci sia spazio anche per il coinvolgimento degli stessi ciclisti e i loro accompagnatori, attraverso manifestazioni collaterali e iniziative che contemporaneamente potrebbero far apprezzare anche gli aspetti extrasportivi del territorio in cui si svolge la manifestazione.
La scelta di Luca Panichi come nostro testimonial, nasce quasi per caso, lo scorso gennaio nel corso della cena di inizio anno delle Frecce Azzurre, Luca prese la parola e riuscì in poche battute a catturare l'ammirazione di tutti noi e pensammo subito che fosse la persona capace di interpretare e diffondere i nostri concetti. Dunque fu automatico chiedergli la disponibilità a legarsi al nostro evento e il fatto che lui accettò con entusiasmo ci rese particolarmente contenti. Noi impieghiamo tante risorse nella creazione della nostra manifestazione, cercando di curare con puntiglio ogni aspetto affinché chiunque partecipi si senta a proprio agio in un ambiente pulito e orgoglioso di poter partecipare alla Terre dei Varano condividendo questi principi che si contrappongono a tutte quelle pratiche scorrette come il doping”.
Da cosa o da quali episodi nasce quest'iniziativa?
“Per comprendere a pieno la nostra impostazione, va detto che la Terre dei Varano nasce con lo scopo principale di ricordare tre nostri cari amici Dario Drago, Francesco Gentili e Alberto Pennesi, ai quali è dedicata e che tutti noi porteremo per sempre nei nostri cuori. Lo scopo primario è stato sempre quello di creare una manifestazione che fosse degna della loro memoria e ne interpretasse lo spirito di lealtà e correttezza che ha contrassegnato la loro esistenza. Purtroppo lo scorso anno, quando l'ultimo vincitore della Terre dei Varano , che corse in attesa di giudizio, fu squalificato per doping quattro mesi dopo con una condanna ad otto anni in quanto recidivo, ci ha lasciato una grande indignazione nel pensare che un trofeo dedicato ad una persona a noi cara fosse finito nelle mani di un atleta così scorretto.
A rafforzare maggiormente la nostra delusione è stato anche il risultato di un’attenta analisi effettuata sui protagoniste delle prime quattro edizioni della Terre dei Varano ove risultano quattro vincitori ( uomini e donne ) che a vario titolo hanno avuto problemi di doping prima o dopo. A quel punto insieme ai miei collaboratori abbiamo pensato di adottare quei provvedimenti che ci consentissero di escludere dalla nostra festa tutti coloro che non ne fossero degni.
A conferma della nostra tesi abbiamo organizzato una conferenza dal titolo Lo sport del doping tenuta dal Prof. Alessandro Donati che in Italia ne interpreta il ruolo di indiscusso baluardo, e la risposta di ferma condanna che la città di Camerino ci ha dato, ha ulteriormente rafforzato in noi la consapevolezza che la strada intrapresa era quella giusta. Non nascondo che l'applicazione di queste norme di esclusione è stata contrastata in maniera forte da più parti, ma grazie alla compattezza del nostro gruppo, forti della solidarietà che da moltissimi ci è stata data, siamo riusciti ad arrivare fino in fondo e con orgoglio lo scorso 12 maggio si è disputata la 1° Terre dei Varano del nuovo corso”.
La SAN della Federazione Ciclistica Italiana a breve sottoporrà al Consiglio Federale le nuove norme dell'attività amatoriale tra cui la richiesta di esclusione dei ciclisti che hanno avuto problemi con il doping, ma non è ancora stabilita la norma della retroattività. Che cosa ne pensa?
“In virtù dei concetti esposti ritengo che non sia giusto mettere un termine temporale nell'applicazione di questa esclusione come se chi avesse commesso l'illecito prima di una certa data possa essere riabilitato diversamente da chi commette l'illecito il giorno quella stessa data. Se si è voluto barare tanto basta, l’ esclusione dal partecipare a manifestazioni agonistiche è un ulteriore deterrente nella lotta contro il doping, anche perché moltissimi sono gli esempi di chi ha commesso lo stesso errore una seconda volta. Il fatto che le nostre norme possano essere adottate in futuro dalla FCI e dai vari Enti rafforza in noi la convinzione della bontà delle nostre scelte”.
C’è anche da sottolineare che molti ciclisti non hanno accettato la loro esclusione e diversi colleghi organizzatori, pur riconoscendosi nei nostri principi, non li applicano per non penalizzare il numero dei partecipanti. Noi abbiamo scelto di non fermarci davanti a nulla e di portare avanti le nostre scelte con determinazione e contro ogni sopruso. Non siamo degli eroi – sottolinea Santacchi - anche perché in altre regioni come ad esempio il Lazio e nello specifico le gare del circuito Pedalatium Cinelli vengono applicati nostri stessi principi, ma un gruppo di semplici appassionati che ha voluto mettere in pratica i propri ideali Sarebbe auspicabile per dare forza alle nostre idee, ma non solo nostre, che vi siano altri organizzatori, che seguano il nostro esempio anche senza il supporto degli enti di riferimento”