Nella Tuscia al confine tra la Toscana l’Umbria e il Lazio, la Carrareccia è da sempre la strada buona, quella larga ben custodita dove ci passava appunto il carro, trainato dai cavalli o dai buoi!
Ci sono ancora i vecchi percorsi Etruschi, solidi, fatti di pietre, e poi le strade romane (la principale, la Cassia, attraversa tutto il nostro territorio, diversa dalla strada asfaltata o dalla strada maestra); così da noi se si va per la carrareccia si imbocca una vecchia strada bianca con qualche pozzanghera d’inverno e polverosa d’estate.
Il nome fu scelto in una serata d’autunno di qualche anno fa quando tra il gruppo ciclistico di Bolsena prese il via il progetto di valorizzare le nostre strade bianche, le bellezze della nostra terra e delle sue cittadine da attraversare con vecchie bici d’epoca, da rispolverare e da percorrere con uno spirito particolare: quello di godere la bellezza, i sapori dei luoghi con fatica ma senza competizione, ispirandoci a quella bella manifestazione che era stata messa in piedi a Gaiole e che è diventata la famigerata “l’EROICA”. Il nome convinse proprio tutti e la Carrareccia è diventata anno dopo anno un grande evento nel suo genere.
I partecipanti che si ritrovano a Bolsena la seconda domenica del mese di settembre provenienti da ogni parte d’Italia, (ma ormai numerosi anche fuori dei confini nazionali), devono utilizzare obbligatoriamente vecchie bici da strada senza agganci ai pedali ma con le gabbiette, i fili dei freni esterni, le leve del cambio al telaio, cerchi e ruote da corsa, e abbigliamento rigorosamente d’epoca. Quattro sono i percorsi previsti, che attraversano 3 regioni (Lazio – Umbria - Toscana) di 54 - 95 - 105 e 130 km. La partenza avviene alla francese; si parte un po’ alla volta muniti di tessera di controllo, che dovrà essere poi timbrata nei vari punti previsti lungo il percorso. Si parte da Bolsena dove si ritorna senza limiti di orario, non viene ovviamente stilata alcuna classifica. Il 60% del percorso è fatto su strade carrarecce ma ben manutenute, alcune anche di valenza storica, e le parti asfaltate sono comunque strade secondarie, per la maggior parte senza molto traffico. L’atmosfera è quella retrò, tutti rigorosamente vestiti con abiti vintage sul percorso, nei ristori e in zona partenza e arrivo, con musica anni 30, e la partecipazione di vecchie auto e moto d’epoca che faranno poi da cornice lungo tutto il cammino.
E’ una bella sfilata e gara di vanità, sia nell’esibire le biciclette di altri tempi tirate a lucido per l’occasione, sia per l’abbigliamento così diverso dalle attuali divise, ma anche per l’acconciatura che riporta ai tempi della brillantina o di quei baffi così caratteristici che capita raramente di vedere dal vivo (se non su quelle foto sbiadite dei nostri vecchi parenti); tutto questo fa la felicità dei fotografi e degli spettatori presenti a Bolsena, numerosi su tutto il percorso, che vogliono essere immortalati con personaggi così speciali.
I percorsi sono per tutti i gusti, dal più facile (54 km), con altimetria che anche i non ciclisti possono percorrere per portare in passerella la bici del nonno, a quello più duro ed impegnativo di 130 km con altimetria complessiva di 2.400 m. da far invidia alle più famose gran fondo; soprattutto se si devono tirare rapporti così duri e bici che superano abbondantemente i 14 kg. Non è un’impresa da poco per chi è abituato alle specialissime dei giorni d’oggi con pesi sotto gli 8 kg e con 22 rapporti.
I percorsi sono da sogno, si parte dalla cittadina di Bolsena sul lungo lago, città anticamente conosciuta col nome di Nova Vulsini (città Etrusca) e poi Romana, nella quale sono presenti importanti ritrovamenti e opere ancora ben conservate; il lago di origini vulcaniche a vocazione turistica e per questo luogo di villeggiatura preferito da parte di turisti provenienti da tutto il mondo. La città è anche conosciuta per il miracolo del Corpus Domini nella basilica di Santa Cristina con la chiesa originale, le catacombe del primo secolo e le spoglie di Cristina, una delle primi Sante martiri della religione Cattolica.
Si sale poi sulle colline in direzione di Orvieto con un paesaggio incantevole, passando al primo percorso di strada bianca entrando in Umbria che ci porterà a Torre San Severo quindi a Porano e giù fino a La Cacciata, attraversando paesaggi rurali dove si scorge in lontananza la città di Orvieto superba sul colle, che si raggiungerà dal versante ovest salendo la vecchia strada ed entrando poi per Porta Romana, ingresso principale della città, sino alla piazza del Duomo (fantastico esempio di arte gotica, uno dei più bei monumenti nazionali) dove è previsto un punto di controllo e ricreazione, assieme a tanta gente. Attraversata la città di Orvieto si risale verso Canale Nuovo e da qui percorrendo la vecchia strada vicinale in mezzo a sterminati vigneti di Orvieto DOC si arriva a Lubriano dove è allestito uno dei migliori ristori (6 su tutto il percorso) e da dove si può osservare in posizione privilegiata uno dei gioielli italiani: Civita di Bagnoregio, antica città medioevale che si erge su una rupe alla quale si accede solo a piedi senza mezzi con un ponte di collegamento. Si riparte percorrendo stradoni bianchi fino a giungere alla città di Montefiascone patria del famoso vino EST EST EST e giù sulla vecchia strada polverosa che costeggia tutto il lago fino a Marta e poi Capodimonte dove è previsto un altro punto di controllo con ristoro e bagno di folla.
I chilometri si cominciano a sentire perché se ne sono percorsi oltre 70, e le salite non sono mancate, ma il bello per coloro che devono finire il percorso lungo deve ancora venire. Da Capodimonte si sale infatti percorrendo vecchie strade interne di campagna su sino a Valentano e da qui giù verso l’altro lago vulcanico di Mezzano, molto poco noto ma davvero bello e particolare per questa sua verginità e rigogliosa natura; le strade sono belle, il percorso ondulato e il paesaggio diverso dai vigneti e dalle colline Umbre, qui siamo all’interno della Selva del Lamone detta Maremma Tosco-Laziale, nella parte bassa della Toscana al confine con la Val D’Orcia di cui si vede il Castello imperioso di Radicofani e i paesi dell’Amiata, e a pochi passi da Pitigliano, da Sorano e Sovana gioielli prima etruschi e poi medioevali. L’ultima salita di giornata che prevede un impegnativo passaggio nel centro storico di Latera viene alleggerita dalla degustazione dei famosi “pizzicotti al sugo” tradizionale pasta locale fatta a mano.
Il percorso piace, le strade non sono proprio scorrevoli ma quanta emozione! Quanto orgoglio nell’essere riusciti in questa impresa! E’ diverso sentirsi avvolti da questa natura, da questi suoni degli animali e non dal rumore degli pneumatici che scorrono sull’asfalto e dal suono assordante dei motori. I ristori sono stati fantastici, ricchi delle specialità del territorio dei suoi vini tra cui non poteva mancare l’aleatico di Gradoli, la cannaiola di Marta, e quelle bruschette con l’olio d’oliva locale, per non parlare dei salumi e dei dolci tipici della tradizione contadina.
Dal confine Toscano si scende giù di nuovo lungo il lago di Bolsena, alternando la nuova Cassia a vecchi percorsi di campagna e si arriva soddisfatti e felici alla rotonda del lago di Bolsena dove un folto pubblico aspetta i ciclisti (che non sembrano quasi gli stessi del mattino tanto sono impolverati, sporchi di grasso): gli applausi, la musica, gli scatti dei fotografi rinvigoriscono i volti e i sorrisi anche dei più stanchi, che invece di correre a farsi una bella doccia e andare ad assaporare il gustoso pranzo organizzato per loro, rimangono li a raccontare con visi estasiati dei luoghi attraversati, delle strade così belle e diverse, dei personaggi gentili presenti ai ristori e delle bontà assaporate, del pubblico che li hai incitati, fotografati e benedetti.
Fonte news http://www.giroditaliadepoca.eu/index.php/2-non-categorizzato/776-la-carrareccia-2014