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Giancarlo Brocci: L'Eroica è figlia delle mie passioni di ragazzo

 

 

L'idea de L'Eroica è figlia delle mie passioni di ragazzo, della eco che ancora era molto forte attorno al duello sportivo del secolo fra Bartali e Coppi. Tutta la generazione di mio padre ne era stata coinvolta, quei due campioni avevano riscattato l'immagine dell'Italia nel mondo dopo una guerra disastrosa.

Il ciclismo era lo sport popolare per eccellenza, il più seguito nel mio bar di bambino. Poi, agli inizi degli anni 90, scrissi un progetto giornalistico che lanciava l'idea del Parco Ciclistico del Chianti, ovvero la mia zona come ideale di per sé per andarci in bici. Era un modo di pensare ad uno sviluppo di questi spettacolari territori senza doverne cambiare i connotati, senza svenderli. Nel 95 organizzai la prima Granfondo, dedicata al grande campione toscano Gino Bartali e dal 97 nacque L'Eroica come gadget per chi partecipava, appunto, alla "Bartali": due settimane dopo, senza pagare di nuovo, chi aveva corso la Granfondo si poteva reiscrivere a questa cicloturistica d'epoca. Non competitiva, si legava all'idea della preservazione delle ultime strade bianche ed alla riscoperta delle antiche radici del ciclismo; si poteva fare anche con bici normali ma noi avremmo premiato solo chi veniva su bici vecchie, riproponendo l'immagine di un ciclismo che aveva fatto innamorare tanta gente.

Per anni è stata gestita da un gruppo di amici per pura passione, in modo volontario, ciò che fondamentalmente resta ancora oggi connotato saliente, ed il suo successo deriva proprio dalla condivisione di sentimenti che la gente de L'Eroica è stata in grado di trasmettere ad ognuno dei suoi sempre più numerosi partecipanti.

Il primo segreto del suo successo, tuttora, è l'autenticità che vi si respira, uguale a sé stessa anche coi grandi numeri che ha raggiunto.

Giancarlo Brocci

Il villaggio globale de L’Eroica

Con L’Eroica, Gaiole in Chianti diventa un villaggio globale interamente dedicato al ciclismo eroico e alle emozioni che il fascino del tempo suscita in ognuno dei partecipanti.  Gaiole per sua natura è molto tranquilla ma nei giorni de L’Eroica si trasforma per rendere omaggio alla passione di migliaia di uomini e donne in arrivo da ogni angolo del mondo. Le ex Cantine Ricasoli sono il centro del villaggio, uno splendido edifico reso quest’anno ancora più bello da Eroica Caffè, dalle mostre, dagli spettacoli teatrali, dal via vai dei ciclisti che ritirano il pacco gara, dal mercatino così da trasformare Gaiole in Chianti nella “Woodstock del ciclismo eroico”. Ciclismo che ormai ha conquistato il mondo intero, sempre più provincia di Gaiole.

LA BICI EROICA

Per bici eroiche si intendono biciclette con tutte le seguenti caratteristiche:

biciclette da corsa su strada costruite prima del 1987 (non MTB, da ciclocross o da cronometro); telaio in acciaio (in alluminio ammesse ALAN e VITUS con congiunzioni avvitate ed incollate);

leve del cambio sul tubo obliquo del telaio (ammessi comandi bar-ends ante ‘80);

pedali muniti di fermapiedi e cinghietti (non è ammesso alcun tipo di sgancio rapido, sono ammessi pedali Cinelli M71);

passaggio dei fili dei freni esterni al manubrio (consentito il passaggio dei fili all’interno del telaio); ruote montate con cerchi a profilo basso (max 20 mm) e almeno 32 raggi.

Chi conosce la storia del ciclismo, sa che, nei primi anni ’80, le biciclette cambiarono dopo essere state esteticamente uguali a se stesse per trent’anni. Furono introdotte le prime leve dei freni con il passaggio dei fili all’interno del manubrio e poi, vera rivoluzione, i pedali a sgancio rapido. La transizione durò circa 4 anni e si può ben dire che, dal 1987, praticamente non esistevano più bici senza queste migliorie.

Noi abbiamo solo “fotografato” quelle periodo della storia della bicicletta che parte dalla bici di Coppi con il primo cambio Simplex usata nel Tour del ’49 fino a quelle di Saronni e Kelly che, a fine carriera, furono gli ultimi a resistere alle novità ormai da tutti adottate.

Dal punto di vista strettamente tecnico, il telaio d’acciaio abbinato alle ruote tradizionali con almeno 32 raggi garantiscono l’elasticità e la capacità di assorbire gli urti necessari per la guida in sicurezza lungo le nostre strade bianche.

Ufficio Stampa Livio Iacovella-Angela Towey