Quando questa emergenza è cominciata ha fatto scalpore tra l’opinione pubblica la possibilità di andare a correre contenuta nel primo Decreto che annunciava la “chiusura" del Paese. Non pochi cittadini si sono improvvisati detective, molti giornalisti si sono dedicati all’identificazione quotidiana di chi, nel rispetto delle norme, faceva jogging all’aria aperta mantenendo le distanze di sicurezza. Fin dal primo momento infatti, il famoso Comitato tecnico-scientifico istituito dal Governo, ha riconosciuto all’attività fisica un ruolo sanitario ma una grande campagna mediatica, ha portato alla progressiva cancellazione “a furor di popolo” di questa possibilità di allenarsi e mantenersi in forma nel corpo e nello spirito. Non era tempo delle polemiche un mese fa (e anche noi ci appellammo alla pazienza dei nostri tesserati), non lo è oggi che siamo alla vigilia di una tanto attesa fine del blocco dove si ipotizza concretamente che dal 4 maggio si potrà praticare podismo e ciclismo, senza limiti di allontanamento dall’abitazione, mantenendo rispettivamente una distanza minima di 5 e 20 metri. E’ certamente tempo però di tornare a parlarne perché alcuni medici di base, sportivi e psichiatri, senza il sufficiente risalto, si stanno soffermando sul rischio di tornare alla precedente quotidianità senza le dovute precauzioni. Intanto è un dato statisticamente consolidato quello che al termine delle quarantene ci sia un numero esponenziale di infarti e di infortuni sul lavoro: il corpo torna a fare movimenti e sforzi a cui non è più abituato. Di pari passo c’è il rischio che nel momento in cui ci sarà il “rompete le righe” i 21 milioni di sportivi “amatori” italiani si riversino nelle strade, nei parchi e in ogni dove per “recuperare” i kilometri persi. E’ importante invece, e lo dicono i migliori esperti, uscire gradualmente dall’inattività perché il “detraining” ha fatto perdere capacità al cuore, ai tessuti e ai muscoli. Per chi non è riuscito ad allenarsi in casa, in quest’ultima settimana di clausura sarà importante non stare fermi per più di 30-45 minuti consecutivi, e quando si potrà sarà importante stare sui 30-45 minuti al giorno e andare inizialmente al 60-70%. Una la strada giusta per tornare presto al “top” senza correre troppi rischi. Lo sport ci aiuterà ancora una volta a stare bene nel corpo e nella mente, a superare questo difficile momento.
Non ci sono certezze ma solo anticipazioni non ufficiali su tempi e modi del "restart" dello sport dopo l'emergenza Coronavirus. Mentre attendiamo segnali e disposizioni da parte delle autorità competenti desideriamo far sentire la nostra vicinanza alle Associazioni Sportive affiliate al CSI e comprendere come stanno vivendo questo momento e come immaginano il prossimo futuro. A questo proposito proponiamo un questionario per delineare meglio la situazione dei territori ed elaborare, insieme, le migliori soluzioni. “Non mi piace dire ai ragazzi che andrà tutto bene, rassicurandoli. - ha detto pochi giorni fa Julio Velasco - Preferisco dire loro che andrà come noi faremo in modo che vada”. Ed allora, se ce lo dice anche l’indomito coach della “generazione di fenomeni” del volley cominciamo a rimboccarci le maniche.
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Angelo De Marcellis
Presidente Regionale CSI Abruzzo
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