Per responsabilità verso la collettività prima ancora che per legge, siamo stati chiari fin da subito che le passeggiate in bici non fanno eccezione: si esce soltanto quando necessario per lavoro o per fare la spesa, a prescindere dal mezzo. Proprio per questo, però, i negozi dei ciclisti e le ciclofficine devono essere considerate attività essenziali per la collettività e, dunque, rimanere aperti per far fronte all’esigenza di chi usa la bicicletta per andare a lavorare o fare la spesa.
La Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta ha rivolto questo messaggio al Governo Conte, spedendo una comunicazione ufficiale in cui appoggia la richiesta fatta dall’ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori): «ciclo officine e riparatori di biciclette (come individuate dal codice ATECO 95.29.02)» devono rientrare «tra le attività necessarie che possono rimanere aperte in questi giorni esattamente come i meccanici riparatori di auto e motociclette».
Il Presidente FIAB Alessandro Tursi sottolinea anche «il meritorio lavoro dei rider e dei ciclofattorini che consegnano beni di prima necessità come cibo e medicinali alle famiglie e soprattutto agli anziani, lavoro per il quale vanno ringraziati enormemente». Se ciclisti e ciclofficine sono costretti a chiudere perché non ritenuti attività necessarie, anche tanti servizi di consegne a domicilio rischiano di venire bloccati. Con un danno enorme anche per la collettività: sono tante le persone che, magari di fronte a un problema meccanico, non potrebbero riparare l’unico loro mezzo di trasporto in un momento così delicato.
Purtroppo nel nostro paese ancora scontiamo il pregiudizio per cui la bicicletta è solo un attrezzo sportivo o di diletto. Invece è soprattutto un mezzo di trasporto efficiente utilizzato da tanti cittadini e lavoratori per spostamenti necessari.
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