Gianni Savio, 40 anni di ciclismo e di umanità del ciclismo, se ne è andato via a 76 anni. Torinese, ma cittadino del mondo delle due ruote, lascia la terra e saluta tanti amici e amiche che lo piangono. Lascia un’eredità di umanità che aveva conosciuto, incontrato, allevato, costruito, fatto correre.

Sempre garbato, affabile, educato, elegante era al tempo stesso tecnico dal grande fiuto. Un team manager capace di veri e propri miracoli sportivi. Il 'Principe' (così era soprannominato per il suo stile inconfondibile) ha scoperto e lanciato giovani talenti pescati nel “suo” fertile Sudamerica (prima Venezuela, poi Colombia): da Cacaito Rodriguez a Leonardo Sierra, da Ivan Parra a Jose Rujano, da Jose Serpa al più talentuoso di tutti, Egan Bernal. Sue sono state anche le scoperte di Andrea Tafi, Andrea Ferrigato, Fabio Felline, Fausto Masnada, Mattia Cattaneo, Davide Ballerini e Romāns Vainšteins. Alla sua corte hanno corso atleti del calibro di Michele Scarponi e Gilberto Simoni.

A 76 anni lo storico manager torinese, che ha attraversato con le sue squadre gli ultimi quarant'anni di storia del ciclismo, si è arreso a una lunga malattia. Il presidente della FCI Cordiano Dagnoni, a nome di tutto il mondo del ciclismo, esprime i sensi del più profondo cordoglio a familiari e amici.

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