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Il presidente dell’Acsi Antonino Viti commenta il reintegro del suo Ente nella Consulta Nazionale del ciclismo

Alla fine, come ampiamente previsto, la Consulta Nazionale, riconoscendo l’inapplicabilità della sua delibera del 25 novembre 2013, ha reintegrato, con effetto immediato, l’Acsi al tavolo degli Enti.



Per nulla sorpreso il delegato nazionale al ciclismo Emiliano Borgna, il più infastidito da "queste scaramucce politiche che - sottolinea - hanno solo gettato discredito sullo sport amatoriale".

Molto soddisfatto il presidente dell’Acsi, Antonino Viti, che parla di "ravvedimento scontato ".

"Esprimo, come presidente nazionale dell’Acsi, la mia soddisfazione per il felice esito della vicenda – spiega da Roma il numero uno dell’ente – ma non posso nascondere il rammarico per alcuni atteggiamenti che nulla hanno a che spartire con i nostri principi. Alla logica dei soprusi e alle mosse scorrette abbiamo sempre opposto il buon senso e la fermezza delle regole, convinti che, alla fine, avremmo avuto ragione. E così è stato. 
Ci spiace, tuttavia, essere stati coinvolti, nostro malgrado, in una polemica pretestuosa e imbarazzante, che aveva presupposti e finalità evidentemente scorrette. Nella Consulta, qualcuno purtroppo ha dimenticato che gli interessi dello sport amatoriale si tutelano con il dialogo, non con la politica dei comunicati stampa
".

"Noi – prosegue Viti – siamo abituati al rispetto delle regole, convinti che i principi di lealtà debbano sempre essere anteposti agli interessi di parte. Pensiamo sempre che anche gli altri operino in questa direzione, ma quando questo non avviene, dobbiamo mettere in moto azioni difensive. 
Probabilmente, c’è chi si aspettava un atteggiamento più remissivo da parte nostra, ma quando hanno capito che, viceversa, l’azione legale non era un bluff, hanno percorso l’unica strada possibile, quella dell’immediato reintegro dell’Acsi nella Consulta. Azione legale che automaticamente decadeva in caso di reintegro, come è avvenuto.
Il ricorso al giudice era l’unica strada percorribile poiché il "regolamento" non prevede nessun organo terzo, come è invece obbligatorio nell’ordinamento sportivo
".

"Nel nome dei nostri ideali – prosegue ancora il numero uno dell’Acsi – abbiamo deciso di mettere una pietra sopra a questa spiacevole vicenda, ma vorremmo anche che da certi contenziosi nascessero le condizioni per una radicale revisione delle regole e delle direttive, che devono essere più chiare e comprensibili. Perché la poca chiarezza genera ambiguità e l’ambiguità, talvolta, fomenta le controversie. Un’impalcatura normativa più chiara, forse, può aiutarci a scongiurare in futuro nuove, spiacevoli incomprensioni ".

Antonino Viti coglie anche l’occasione per una riflessione finale: "Sui cosiddetti ‘ex dopati’ – spiega – anche l’Acsi ha firmato un protocollo che, certamente, non rinneghiamo. Ma ricordo a tutti che la nostra mission è l’accoglienza, l’aggregazione e l’inclusione sociale. Ghettizzare chi, dopo l’errore, ha scontato una pena mi pare un accanimento immotivato che si allinea a fatica con i nostri valori fondanti. Come presidente dell’Acsi ribadisco la piena volontà dell’ente a combattere, con tutti i mezzi possibili, il cancro del doping. Ma non vorrei che una battaglia legittima e sacrosanta si trasformasse, nei metodi, in una discriminazione irragionevole e populista ".