“Appena mi sono ripreso ho stretto a me Alberto e ho pianto, come non avevo mai fatto nella mia vita. In pochi secondi ho realizzato il dramma di cui ero rimasto vittima e stringendo mio figlio ho iniziato un lungo periodo di riflessione. Momenti che sembrano eterni, in cui rivivi la tua vita dopo aver combattuto la morte” Il Cobra di Formigine torna a mordere per scalare le più importanti vette dell’attività ciclistica.
“Viaggio all’Inferno e ritorno” potrebbe essere il titolo dell’ultimo capitolo (in sequenza temporale e non esistenziale) di Riccardo Riccò. Ci sono storie che ti devastano come un montante portato da Mike Tyson. Storie che tutti noi giudichiamo superficialmente senza sforzarci di capire quale verità o situazione ne sia la causa scatenante e si nasconda dietro il dramma. La sofferenza dell’individuo non interessa, importante è emettere giudizi. Ed è proprio questo comportamento che spinge sportivi determinati come Riccardo Riccò, ventisettenne modenese di Formigine, a riprendere la vita sportiva da dove quel blocco renale sopraggiunto a seguito di un virus nel sangue, l’aveva interrotta. A fine maggio infatti “Il Cobra” ha firmato un contratto con la formazione Continental campana Meridiana Kamen Team e in questi giorni sta ultimando la sua preparazione per ritornare a gareggiare tra i professionisti.
Riccardo Riccò dopo il dramma, finalmente torni a pedalare
“E’ stato un vero e proprio viaggio all’Inferno. Giorni drammatici per me e i miei familiari. Proprio a mio figlio e Vania (Rossi la compagna) è andato il primo pensiero quando ho ripreso conoscenza. Un dramma – continua Riccò – che ho rivissuto con la morte del belga Wouter Weylandt. Tanti sacrifici, fatica, rischi, poi in un attimo la vita si spegne a causa di un maledetto incidente. Ma c’è anche il rovescio della medaglia, fortunatamente, e si chiama Eric Abidal, il difensore francese del Barcellona, a cui è stato asportato un tumore al fegato e domenica ha alzato al cielo la Coppa con le grandi orrecchie”
Nonostante abbia più volte affermato di non volerne sapere più nulla di ciclismo sei nuovamente in sella
“E’ vero non volevo tornare a gareggiare, ma la passione per questo sport mi spinge a riprovare ancora. A tornare a soffrire lungo la strada teatro del nostro lavoro, per entusiasmare i numerosi appassionati dello sport delle due ruote. Nella filosofia antica la passione era vista come un eccesso improvviso, ma non sempre negativo che poteva guidare al gesto eroico soprattutto per furore o ira. Ed io – continua Riccò mentre gioca amorevolmente con il piccolo Alberto – voglio dare un nuovo impulso alla mia vita e alla mia carriera. Un caro amico mi ha consigliato di leggere un libro, e francamente non avrei mai pensato che al girare pagina su pagina avrei razionalizzato tanti nuovi pensieri; sicuramente sto vedendo cose della vita che per me eano sconosciute prima del 6 febbraio 2011 (giorno del ricovero)”
Che cosa hai provato seguendo il Giro in televisione?
“Il mondo del ciclismo mi manca, io sono un figlio di questo sport. Mi manca il fruscio dei copertoncini che scorrono sul fondo stradale, l’entusiasmo degli spettatori che ti accompagnano nelle tue fatiche giornaliere, il gruppo, la fatica in bicicletta e le vittorie. Ho assistito al trionfo di Alberto Contador che ha dominato il Giro e alla prima occasione mi complimenterò con lui. In molti hanno scritto che è stato cattivo in certe situazioni, io direi che è stato agonisticamente molto determinato e non ha fatto calcoli di sorta, ma ha dominato in virtù della sua superiorità”.
E gli italiani?
“Scarponi e Nibali hanno fatto tutto quanto era nelle loro possibilità. Vincenzo ha provato a sfidarlo per vincere, ha avuto coraggio, ha conquistato il terzo posto un ottimo risultato per un corridore che rappresenta il futuro del nostro ciclismo. Michele Scarponi non ha provato fino in fondo a sfidare lo spagnolo, comunque ha meritato il secondo posto. E poi i successi dei giovani Diego Ulissi ed Eros Capecchi che confermano la validità del futuro del ciclismo italiano”
Dove avverrà il tuo esordio? E quali sono i tuoi obiettivi?
“Al Giro di Serbia e poi parteciperò alle manifestazioni internazionali che si svolgono in Italia e all’estero. Mi sto preparando ormai da diverse settimane con intense sedute di allenamento per tornare in gruppo e testare le mie condizioni fisiche durante la competizione. Non posso promettere nulla – ci tiene a sottolineare il Cobra – ma sono pronto a tornare protagonista, grazie anche al supporto di quelle persone che si sono dimostrate veramente amiche in questo periodo.
Tra queste persone vi era anche Giancarlo Di Marco, amministratore delegato di Prestigio Srl. Infatti - ci tiene a sottolineare il modenese - pur gareggiando nella formazione Meridiana che ha già un suo sponsor tecnico, io correrò con una bicicletta Prestigio costruitami su misura dall’azienda sammarinese, il modello RR – 11 (anteprima 2012). Una forma di sponsorizzazione tecnica fuori dai normali canoni, in quanto interessa soltanto la mia persona, una novità per l’ambiente del ciclismo e questo francamente mi incuriosisce. E mi rende orgoglioso di poter gareggiare con un modello di bicicletta fatto apposta per me".
In pochi si sono interessati delle reali condizioni psico fisiche nei giorni del ricovero ospedaliero e ritorno a casa. Il ritorno alle ottimali condizioni di salute di un corridore, non è una notizia da prima pagina
< Prec. | Succ. > |
---|