Con l’Omnium femminile di Letizia Paternoster (tredicesima in “una giornata storta, non andavo”) si chiude l’avventura del ciclismo italiano alla Olimpiade Parigi 2024 con il bilancio complessivo di un titolo olimpico (Vittoria Guazzini e Chiara Consonni nella Madison), due medaglie d’argento (Filippo Ganna nella cronometro e Elia Viviani e Simone Consonni nella Madison) e una di bronzo (Inseguimento a squadre maschile con Francesco Lamon, Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna). Meritano anche di essere ricordati i quarti posti di Luca Braidot nel XCO e del quartetto femminile dell’inseguimento (Martina Fidanza, Chiara Consonni, Vittoria Guazzini, Letizia Paternoster e Elisa Balsamo), miglior prestazione di sempre per quanto riguarda la disciplina. Anche il nono posto di Pietro Bertagnoli rappresenta la miglior prestazione azzurra ad una Olimpiade nel BMX.
Nel complesso si tratta del bottino olimpico più consistente dal 1996, quando l’Italia tornò da Atlanta con cinque medaglie, ma allora il programma prevedeva prove diverse in pista.
Soddisfatto il presidente Cordiano Dagnoni: “Il bilancio di questa Olimpiade per il ciclismo italiano è estremamente positivo e sotto gli occhi di tutti. Sono orgoglioso che con le nostre medaglie abbiamo contribuito a migliorare il risultato di Tokyo, come richiesto dal presidente Malagò. Come ha ricordato il Segretario generale del CONI Carlo Mornati ieri, quello che conta è la prestazione complessiva del movimento e non solo le medaglie. Per questo voglio ripercorrere questa splendida avventura partendo dal nono posto di Pietro Bertagnoli nel BMX, il migliore di sempre a dimostrazione di un settore non più legato a singoli atleti. E a proposito di prestazione credo quella di Luca Braidot, quarto a causa di una foratura, sia stata una delle migliori in assoluto; meritava una medaglia, ma lo sport è così.
Filippo Ganna ha portato l’Italia sul podio della cronometro al cospetto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non era mai accaduto e premia il lavoro di tutto il gruppo e di un atleta straordinario. La pista ci ha regalato emozioni e soddisfazioni difficili da dimenticare. Ringrazio per questo il gruppo degli inseguitori. Gli eroi di Tokyo si sono riconfermati sul podio a distanza di tre anni: non era facile né scontato. Le ragazze, pur se dispiaciute per il quarto posto, devono gioire perché hanno dimostrato di avere un futuro davanti e al contempo portato il quartetto femminile più in alto di quanto avvenuto nel passato. Elia Viviani ha gareggiato da capitano, trascinando con il suo carisma tutti, e ispirandosi, a sua volta, dalla storica impresa di Chiara Consonni e Vittoria Guazzini. Siamo diventati la nazione della madison, anche grazie allo stesso Viviani e Simone Consonni, due campioni che vestono sempre la maglia azzurra con orgoglio e umiltà. Il settore della velocità femminile è tornato a competere su una pista olimpica, merito di Miriam Vece, il cui esempio mi auguro trovi presto altre ragazze disposte a seguirla.
Il mio ringraziamento va, oltre che a tutti gli atleti, ai CT Marco Velo, Mirko Celestino, Tommaso Lupi, Daniele Bennati, Paolo Sangalli e Marco Villa, i tecnici del gruppo performance a partire da Diego Bragato, e del settore velocità, i massaggiatori, i meccanici, lo staff medico e quello di supporto a cominciare dalla segreterie di settore. Si sono impegnati in un lungo e duro lavoro per raggiungere questi risultati.
Siamo una grande famiglia che condivide gioie e delusioni, impegnandoci ben oltre il dovuto. L’attaccamento alla maglia si dimostra anche nel quotidiano lavoro nei box e dietro le quinte. Ringrazio per questo Roberto Amadio, che ha assicurato il coordinamento necessario e ha permesso di lavorare tutti per un unico obiettivo, la struttura federale e il Segretario Generale, perché hanno reso possibile realizzare questa spedizione, la Preparazione Olimpica del CONI, che ci messo nelle condizioni migliori, e l'Istituto di Scienza dello Sport per il percorso di ricerca e sviluppo realizzato in questi tre anni.
Il ciclismo italiano, a dispetto di quanto raccontato troppo spesso e troppo facilmente, è sano e in salute. Questa Olimpiade l’ha dimostrato pienamente. Adesso dobbiamo festeggiare i successi ottenuti e far tesoro di quello che ci è mancato come sprone per continuare a crescere e migliorarci.”
foto SprintCycingAgency
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