Filippo Ganna ha 23 anni, Letizia Paternoster ne ha 20 e Jonathan Milan 19; oggi sono stati i grandi protagonisti della terza giornata di gare ai Mondiali di ciclismo su pista in svolgimento a Berlino.
Filippo Ganna, con il nuovo record del mondo nell’inseguimento individuale di 4’01”934 e il quarto titolo mondiale ha scolpito il suo nome nella storia di questa disciplina e del ciclismo più in generale raggiungendo in vetta a questa speciale classifica l’inglese Hugh William Porter, l’unico fino ad oggi in grado di compiere l’impresa.
Sulla pista di Berlino il verbanese ha mostrato di possedere una marcia in più rispetto alla concorrenza. Nelle qualificazioni ha firmato il nuovo record del mondo, già in suo possesso da questo autunno, avvicinando quel muro dei 4’ che sembra sempre più in bilico e alla sua portata. Per dare l’idea della sua impresa basti dire che a questo mondiale avrebbe potuto correre da solo anche l’inseguimento a squadre (se mai lo avesse permesso il regolamento) chiudendo in 11° posizione, davanti all’Ucraina.
In finale, poi, contrapposto all’americano Lambie ha lasciato sfogare l’avversario, per poi recuperare e allungare nella seconda parte di gara. Quando ha capito che il record del mondo non era più alla sua portata si è concesso il mezzo giro di passerella. Un trionfo che premia uno dei talenti più cristallini dello sport moderno ed un esempio di professionalità raro in un ragazzo di soli 23 anni.
“Sono stati giorni difficili e di tensione. Volevamo far bene con il quartetto e quando abbiamo fatto il tempo di mercoledì ci siamo tutti rasserenati. Oggi mi sono svegliato che avevo delle buone sensazioni. Poi è arrivato anche il record personale (che poi è anche record del mondo, ndr) e a quel punto non potevo mancare anche la quarta maglia. Ho autografato il mio casco con tutte le date dei mondiali: era una sfida contro me stesso e l’ho vinta.”
Per quanto riguarda l’immediato futuro: “Adesso mi concentro sulla strada, poi ci sono le Olimpiadi. Per quanto riguarda il muro dei 4’.. non so quando, ma ci riproverò. Sono comunque contento di questo mondiale, con un oro e un bronzo va bene così.”
L’inseguimento italiano oggi ha brillato tanto quanto nei primi giorni di gara di questi mondiali. Marco Villa può essere contento ed orgoglioso del lavoro che sta portando avanti con questo gruppo di atleti, tutti molto giovani. Accanto a Filippo Ganna, ormai indiscussa star della pista mondiale, cammina a testa alta anche Jonathan Milan, neanche ventenne che oggi ha conquistato la finale per il bronzo (alla fine quarto). Una grande soddisfazione per lui, pur perdendola contro Emenault: “Il mio obiettivo era scendere sotto i 4’10, arrivare alla sfida per il bronzo è stata una bella e inattesa opportunità. Ho provato a vincere una medaglia, ma va bene così..”. Più staccato Davide Plebani, lo scorso anno bronzo nella specialità e quest’anno “solo” decimo: si sapeva che a Berlino non era nelle migliori condizioni.
Marco Villa non trattiene la soddisfazione: "Una grande squadra. Sono felicissimo per il poker di Filippo. Era il suo obiettivo, anche se voleva scendere sotto i 4'. Ma ogni cosa a suo tempo. Tutti questi risultati, queste medaglie ci danno morale per Tokyo. Mi sembra che abbiamo mandato un mesaggio chiaro: noi, l'inseguimento azzurro, è pronto!"
L'argento di Letizia Paternoster nell'Omnium
In coda alla giornata già trionfale per la pista azzurra arriva la conferma del talento di Letizia Paternoster, che si conferma argento nell’Omnium in una gara dominata dalla giapponese Yumi Kajihara. La trentina soffre soprattutto le prime due prove (scratch e tempo race) ma recupera benissimo nell’eliminazione, conquistando il secondo posto alle spalle dell’eterna Wild. Un risultato che gli permette di approdare alla corsa a punti in seconda posizione a 20 punti dalla giapponese. Nella prova finale l’azzurra corre con grande sapienza e vince addirittura l’ultimo sprint mostrando di essere ormai entrata perfettamente nei meccanismi di questa difficile disciplina.
“Una medaglia che ho desiderato tanto perché nell’anno olimpico. L’ho sudata e per questo la sento ancora più mia: ho sofferto nello scratch e nel tempo race. Poi ho recuperato nell’eliminazione. A quel punto ho iniziato a crederci ...ed è stato stupendo!”.
Grande soddisfazione anche per il tecnico azzurro Dino Salvoldi anche se non nasconde un certo rammarico: “Se avessero applicato il regolamento ci saremmo trovati in una diversa posizione prima della corsa a punti… Grande prova nell’eliminazione. In quel momento abbiamo capito che avremmo potuto raggiungere la medaglia e ci abbiamo creduto.”
Ufficio Stampa Federciclismo