Da Michele Bartoli a Fabiana Luperini, passando per Paola Pezzo. Tre nomi indelebili, tre stelle nel firmamento del ciclismo presenti alla grande festa finale della Corsa Rosa del fango. Il Giro d’Italia Ciclocross è pronto per vivere l’atto finale della sua undicesima edizione. Domani a Pontedera, nel cuore della provincia di Pisa, il sesto appuntamento dell’annata 2019/2020, celebrerà la memoria di Romano Scotti (per l’undicesima volta), dell’alpino Francesco Vannozzi e del giovane ciclista Tommaso Cavorso e assegnerà le ambite maglie rosa e lo scudetto del campionato italiano per società. Quest’oggi quello che è anche titolato Trofeo Ecofor ha cominciato a prendere forma con l’organizzazione dell’UC Santa Croce sull’Arno in collaborazione con l’ASD Romano Scotti sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana. Tutti i migliori sono pronti per sfidarsi sull’impegnativo percorso di Pontedera e questa sera la carovana è stata ospite d’eccezione dell’azienda Piaggio e del comune di Pontedera, una delle realtà industriali fiore all’occhiello del nostro Paese, per la presentazione ufficiale in conferenza stampa, lì dove i cavalli motore delle Vespe hanno incontrato i muscoli dei più bravi crossisti d’Italia. Insieme ai tre grandi campioni anche politici del calibro del sindaco di Pontedera e del presidente del consiglio regionale, vertici della Federciclismo Toscana e nazionale (presente il consigliere Maurizio Ciucci) e del tessuto imprenditoriale locali.
Le corse inizieranno alle ore 9 e ci saranno complessivamente 7 gare, con le ultime due che hanno subito delle modifiche di orari, considerando che saranno seguite dalle premiazioni finali del GIC. Così, se fino alla partenza degli allievi è tutto invariato, uomini juniores e donne open correranno in promiscuità alle ore 12:40, seguiti dagli uomini open alle 13:45. Confermata la gara dedicata alle sole categorie femminili giovanili, che avrà luogo alle 11:20.
Le dichiarazioni della conferenza stampa
Matteo Franconi (sindaco di Pontedera): «Il ciclismo riesce a dare il senso di una comunità in movimento. È l’unione che fa la forza, una società sportiva da sola non può sostenere uno sforzo simile, ma insieme ce la si fa. Sarà un giorno indimenticabile di sport. Desideriamo urlare con forza che la sicurezza dei ciclisti sia al primo punto di ogni programma di governo, la bicicletta è il nostro futuro e domani lo dimostrerete».
I saluti della Federciclismo, a nome di Renato di Rocco e di tutto il consiglio federale sono portati da Maurizio Ciucci (Consigliere Nazionale FCI): «Il ciclismo moderno ci sta dimostrando che alla ribalta arrivano atleti con una formazione molteplice in diverse discipline. Grazie al ciclocross e all’attività giovanile stanno emergendo giovani nuovi, ma anche e soprattutto a chi si prende l’onere di organizzare: è grazie al loro sforzo che resta in piedi il ciclismo».
Fausto Scotti (CT Nazionale italiana di ciclocross): «Quando si arriva alla fine del Giro d’Italia Ciclocross c’è tanta nostalgia, i sacrifici sono stati tanti ma non è merito mio. Lo condivido in particolare con due persone che sono con me da sempre, Pasquale Parmegiani e Roberto Loreti, alla mia famiglia, a Luigi Bielli con cui condivido tante trasferte. Togliamo tempo alla famiglia, gli anni passano e noi cerchiamo sempre più aiuti per far crescere questo movimento e per questo di cuore ringraziamo coloro, tra le società, le amministrazioni pubbliche e gli sponsor che generosamente ci sostengono».
Il GIC torna in Toscana e lo accoglie Giacomo Bacci (presidente FCI CR TOSCANA): «Grazie Famiglia Scotti per aver pensato alla Toscana, con cui c’è stima e rispetto reciproco, un grane grazie alle società che si sono attivate per portare sul nostro territorio il Giro d’Italia Ciclocross. La Toscana sta credendo in questo settore, lo dimostra il trofeo interregionale con l’Umbria. Abbiamo lavorato nella direzione della multidisciplina credendo nel ciclocross, la “palestra invernale”. L’esperienza dei grandi campioni dimostra che siamo sulla buona strada e nel DNA del toscano un pezzettino di bicicletta e questo ci rende molto orgogliosi».
Lo sforzo organizzativo della città di Pontedera lo racconta Federico Micheli (presidente UC Santa Croce Sull’Arno): «Negli ultimi due anni abbiamo organizzato anche il campionato regionale di Ciclocross, ma insieme con Roberto Cecchi ci sembrava di poter ambire a qualcosa di più e con la Romano Scotti abbiamo trovato un sodalizio perfetto, per noi che veniamo dalla strada, un mondo completamente diverso, vedere come lavorano è qualcosa di semplicemente straordinario. Desidero ringraziare tutti i nostri collaboratori, a partire dalla Juventus Lari, la Bellaria Cappuccini che è un simbolo di Pontedera, con una disponibilità massima e squisita. E con loro tutti gli sponsor e le associazioni che garantiranno la sicurezza, ma anche a tutti gli operatori dello short track».
Quanto sono importanti gli sponsor locali nel sostenere una tappa del Giro d’Italia Ciclocross? Lo spiega Rossano Signorini (Main Sponsor Ecofor Service): «Mi preme sottolineare che la società ha lo scopo principale della salvaguardia e della tutela ambientale. Mi viene da pensare la ragione per la quale noi siamo legati all’uso della bicicletta. Attraverso la bicicletta ha conosciuto tante persone perché garantisce una facilità di rapporto che altrove ci si sogna».
Intanto Pontedera, provincia di Pisa. Terra di eccellenze industriali, ma anche sportive. In una fucina di campioni del ciclismo, qual è la Toscana, il Giro d’Italia Ciclocross ne ritrova uno che ha infiammato il cuore degli appassionati negli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio. Ben presto soprannominato “Il leoncino delle Fiandre”, per Michele Bartoli ogni classica era un irrinunciabile terreno di caccia, ma dietro i suoi storici successi a Lombardia, Fiandre, Liegi, Amstel e Freccia Vallone si cela una personalità costruita e modellata nel freddo fango delle stagioni invernali: Bartoli, infatti, professionista dal 1992 al 2004 è stato in carriera anche un valente ciclocrossista (bronzo juniores ai tricolori di Novara 1988, ndr) giungendo spesso a vestire la maglia azzurra e centrando la convocazione ai campionati del mondo. Fautore della multidisciplina in tempi non sospetti, ne è stato un precursore in tutti i sensi. E con l’arrivo del Giro d’Italia Ciclocross a due passi da casa sua, celebrandosi l’11° Memorial Romano Scotti, non può che spettare al Leoncino delle Fiandre il ruolo di padrino della tappa finale della corsa rosa nel fango, in un legame d’amicizia più volte intrecciato con la famiglia Scotti.
Graditissimo ospite alla conferenza stampa di questa sera presso il museo Piaggio di Pontedera con lui, prima di cominciare l’incontro pubblico, abbiamo riletto in chiave ciclocrossistica il palmares e la sua carriera. Una lezione di ciclismo diretta in particolare ai giovani e alle nuove promesse. Mettetevi comodi!
Multidisciplina. Oggi se ne parla tanto. Perché è così importante? «La multidisciplina è sempre importante, soprattutto da giovane, si acquistano quelle dinamiche che ci si porta nel bagaglio culturale in tutta la carriera, per guidabilità e tipologia di sforzi. Per la maggioranza la multidisciplina è emersa adesso, ma alcuni già ci credevano in tempi non sospetti. Io ero tra loro e non rimpiango nulla. Per me il ciclocross è stato un passaggio importante in tutta la mia carriera».
La gara di ciclocross a cui sei rimasto più legato. «Io mi divertivo in tutte le gare che facevo, anche in base al percorso. Non ho una predilezione per un ricordo in particolare, tranne forse il sogno vissuto in azzurro, in Svizzera. Sono stato convocato più volte per il mondiale, ma non ci sono mai andato, perché si sovrapponeva con l’ultima fase della preparazione per le corse su strada».
Qualche rammarico nel ripensarci? «Eccome! Oggi avrei fatto diversamente, a una convocazione non si rinuncia. E poi il ciclocross moderno mi piace tantissimo, l’aver ridotto le cavalcate a piedi si dà più spazio alla bicicletta, si alzano ritmi e velocità. Non è assolutamente sbagliato e segue la metamorfosi continua del ciclismo».
Tra tutte le classiche monumento (e non) vinte quale è quella in cui può dirsi fondamentale la formazione da crossista? «Le corse del Belgio sono quelle che si avvicinano di più al ciclocross. Quando ho vinto al Fiandre e sono scattato sul Grammont mi hanno chiesto in tani come facessi ad alzarmi sui pedali senza perdere aderenza: ho risposto con la semplicità di conosce le proprie forze: “io pratico il ciclocross”. E questo è davvero solo un esempio!».
Giro d’Italia Ciclocross in Toscana. Che effetto fa? «È fantastico, aiuta a far riscoprire il ciclocross in tutte le regioni, una tappa del Giro d’Italia è un evento importante e aiuta il movimento. Scotti lo conosco da una vita e sta facendo un gran bel lavoro, lo ha fatto con estrema professionalità da corridore prima e da tecnico ora. Un gran complimento per quello che sta facendo, è una pedina fondamentale per il nostro movimento, come CT e come trascinatore. Lo ringrazio per tutto il sacrificio che fa con il suo gruppo e con la sua famiglia. È semplicemente straordinario».
Il professionismo muta con i tempi, ma alla base gli ingredienti sono gli stessi. Su cosa si deve concentrare un ragazzo per ‘ambito passaggio? «Un ragazzo deve investire tempo ed energie nel fare la disciplina in modo sereno, rispettando le classiche regole di tutto lo sport, sacrificio, vita sana, imponendosi sacrifici magari non da subito a 12 anni, ma già deve iniziare a imparare. L’investimento più grande è mettere insieme un sistema di vita quotidiana che metta in condizione di fare il proprio sport nel miglior modo possibile. E questo consiglio vale anche perché si fa garante della salute fisica e mentale della giovane persona».