Granfondo Porto Sant’Elpidio, meno di due settimane all’evento di Pasquetta
- Martedì 04 Aprile 2017 18:37
- Presentazioni
Un lunedì di Pasqua (17 aprile) tutto a due ruote quello che vede lo svolgimento della Granfondo Porto Sant’Elpidio, il primo evento di richiamo del ciclismo nel territorio elpidiense della stagione 2017 che contempla il Meeting Nazionale dei Giovanissimi a giugno e la Granfondo della Marca Fermana ad ottobre con il Gruppo Ciclistico Faleriense e la Gio.Ca Communications a capo di un comitato organizzatore ad hoc nell’ambito di un’operazione di marketing territoriale che proietta Porto Sant’Elpidio e il territorio circostante ad assumere un ruolo di primissimo piano grazie al collaudato binomio tra il turismo e il ciclismo.
Tra il Mare Adriatico e i Monti Sibillini, quest’anno la granfondo si è rifatta il look con un percorso unico agonistico di 134 chilometri attraversando ben 19 comuni attraversati nel Fermano (Porto San Giorgio, Lapedona, Moresco, Monterubbiano, Petritoli, Monte Vidon Combatte, Ortezzano, Monte Rinaldo, Montelparo, Monteleone di Fermo, Servigliano, Belmonte Piceno, Montottone, Monte Giberto, Ponzano di Fermo, Fermo, Monte Urano, Sant’Elpidio a Mare e Porto Sant’Elpidio) ed uno nella Provincia di Ascoli Piceno (Montalto delle Marche).
È programmata per venerdì 7 aprile alle 19:00 la presentazione ufficiale dell’evento a Porto Sant’Elpidio (presso la sala conferenze dell’azienda Loriblu, uscita autostradale A14) con tanti ospiti, personaggi del mondo ciclistico e tanti addetti ai lavori per conoscere da vicino l’ABC della granfondo che è più di un semplice evento ciclistico.
Le iscrizioni possono essere effettuate attraverso KronoService o direttamente sul sito www.granfondocittadiportosantelpidio.it .
IL TERRITORIO DELLA GRANFONDO: ECCO MONTE RINALDO, MONTELPARO E MONTELEONE DI FERMO
MONTE RINALDO – Posto su un contrafforte a 485 metri di altitudine sul livello del mare, la storia d Monte Rinaldo affonda le proprie radici nel periodo romano, la cui testimonianza può essere identificata nel grandioso tempio venuto alla luce nel suo territorio in località “La Cuma” unitamente alle tante tracce di ville romane, ancora oggi in gran parte inesplorate.
Dopo l’insediamento Piceno e le conquiste romane del territorio, la storia dell’abitato s’intreccia comunque con quella del vicino Monsampietro Morico, quando il conte normanno pugliese Malugero Melo, figlio di Drogone d’Altavilla, raggiunse queste terre dove sposò una certa Mòrica.
Il territorio di Monte Rinaldo, considerato “di frontiera”, nel medioevo fu conteso dal ducato di Fermo, dalla città di Ascoli e dall’Abbazia Farfense della vicina Santa Vittoria. Sono di questo periodo i castelli di Bucchiano e di Montorso che verso il 1000 erano già in questi vasti territori.
Poiché le dispute e i conseguenti scontri armati venivano originati quasi sempre per questioni inerenti i confini, questi furono definitivamente stabiliti nel 1539 da Mario Favonio di Spoleto, uditore del Cardinale Carpi.
In seguito il paese vive le vicende degli altri comuni della zona, con il dominio dello Stato Pontificio, l’invasione dei francesi e quella napoleonica, che lo destina a far parte del Dipartimento del Tronto, dipendente dal Cantone di S. Vittoria, fino alla restaurazione Pontificia ed alla proclamazione del Regno d’Italia di Vittorio Emanuele II nel 1861. Da vedere il Santuario tardo repubblicano (II – I sec A.C.) in località Cuma, le chiese Ss. Sacramento e Rosario, Ss. Leonardo e Flaviano, Crocifisso, S. Maria in Montorso, Madonna della Neve e il Museo Civico Archeologico del Santuario Ellenistico la Cuma.
MONTELPARO - Seguendo curve altimetriche, in sintonia con le vie urbane che segmentano l'altura, raccordate da rapide scalinate che si inerpicano su ardite pendenze, tra un tessuto abitativo che conserva - nelle strutture e nelle tonalità tenui e calde del materiale da costruzione – Montelparo mostra il fascino di un’antica ed austera grandezza. Un'antichissima presenza umana è documentata dal materiale archeologico rinvenuto. L'attuale abitato risale ai primi anni del medioevo quando, così almeno attesta la memoria storica tramandata dal toponimo, il longobardo Elprando edificò un munito castello.
Evidenti i resti dei bastioni di difesa che sembrano privilegiare un disegno ripetutamente cilindrico. Il più conservato, quasi intatto, è presso il Municipio (secc. XIV-XV) e rappresenta la torre civica. Le mostre allestite nel territorio sono quella degli antichi mestieri ambulanti su ruote e il museo civico di arte sacra e oggettistica. Da visitare la Porta del Sole (con arco a sesto acuto del XIV secolo), le chiese
San Gregorio Magno, San Pietro, San Michele Arcangelo e il Museo Arte Sacra.
MONTELEONE DI FERMO - Costruita su preesistenze romane dai benedettini di Farfa, il significato delle parole che compongono il nome Monte-Leone ha una sua storia: monte in latino era “mons”; leone, che può essere nato da legumi, o “legionis” (forza militare), o “leonis” (leone); a loro volta, questi tre nomi possono derivare dal preistorico “lehum” o “legun”. Nei documenti dei frati farfensi e dalle carte fermane, il Leone sembrerebbe far pensare al nome dei fondatori; è possibile che ci siano stati più fondatori perché l'insediamento era sparso in varie contrade e località. Arroccato sul contrafforte fra l’Ete Vivo e il torrente Lubrico, Monteleone di Fermo entra quindi nella storia con la presenza dei Farfensi e diviene comune nel Medioevo.
Vanta ancora resti di mura castellane e il nucleo abitato presenta immutati aspetti di sapore medioevale con Il Palazzo Comunale, la Torre ad esagono irregolare (XIII-XIV sec.), già elemento centrale dell’antico Castello di Torre Casole insieme alla corte del X-XI sec. di S. Maroto oggi nella Chiesa parrocchiale dedicata a S. Marone. Da visitare anche le chiese di San Giovanni Battista e quella del Crocefisso o della Madonna della Misericordia.