Il ciclismo e lo sport italiano si trovano a piangere, a distanza di pochi giorni dalla tragedia di Davide Rebellin e la scomparsa di Ercole Baldini, anche Vittorio Adorni, morto oggi ad 85 anni. Adorni è stato uno dei personaggi del ciclismo più noti, non solo per la splendida e storica vittoria al mondiale di Imola nel 1968 e il Giro d'Italia del 1965, ma anche per la capacità, rivoluzionaria ai suoi tempi, di cavalcare e maneggiare al meglio i grandi mezzi di comunicazione. E' stato anche, dal punto di vista tecnico, il 'terzo uomo' del ciclismo italiano nel periodo in cui Merckx e Gimondi hanno caratterizzato un'epoca.
Nato a San Lazzaro Parmense il 14 novembre del 1937 ha esordito tra i professionisti nel 1961. Nel 1964 approda nella Salvarani e con lo storico team conquista il Giro di Italia dell'anno successivo con 11'26" su Italo Zilioli e 12'57" su Gimondi. Entra nella storia di questo sport con l'incredibile cavalcata di 90 chilometri al mondiale di Imola e tagliando il traguardo con 9'50" su Herman Van Springel e 10'18" su Michele Dancelli. Smette di correre nel 1970 dopo aver conquistato 60 corse tra i pro. E' salito sul podio della Corsa Rosa in altre due occasioni (secondo nel 1963 e nel 1968). Tra i piazzamenti più importanti tre podi consecutivi alla Liegi-Bastogne-Liegi (tra il 1963 e il 1965, senza mai riuscire a vincerla), la seconda piazza alla Milano-Sanremo nel 1965 e al mondiale di Sallanches, nel 1964.
Chiusa la carriera sportiva è stato poi dirigente della stessa Salvarani e della Bianchi. 'Scoperto' da Sergio Zavoli, che l'ha voluto subito con lui nel processo alla tappa, ha dimostrato sin da corridore una capacità comunicativa fuori dal comune, che gli ha permesso, anche dopo la fine della carriera sportiva, di proseguire come commentatore.
Il presidente Dagnoni, appreso della scomparsa, ha dichiarato: 'Con Vittorio Adorni c’era un rapporto di lunghissimo corso. Lo ricordo come un gentleman ancor prima che un campione in grado di vincere Giro d’Italia del 1965 e quell’indimenticabile Campionato Mondiale del 1968, in casa ad Imola, con un’azione incredibile e da lontano a 90 chilometri dal traguardo. Al termine della sua carriera agonistica ha sempre ricoperto ruoli importanti, nel mondo del ciclismo e non solo, come quello di presidente del Panathlon Internazionale dal 1996 al 2004. Ricordo con piacere anche le sue telecronache, sempre misurate e competenti. Inoltre, era un grande amico di mio padre Mario con cui disputò alcune Sei Giorni dietro Derny. E’ stato anche uno tra i primi a complimentarsi con me, dopo la mia elezione. Lo ricordiamo tutti con affetto.'
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