Mer12042024

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Sonny Colbrelli, il giorno dell'addio e di un nuovo inizio

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Sonny Colbrelli, azzurro n. 239 ai Mondiali strada élite; esordio con Davide Cassani a Ponferrada, in Spagna. Già convocato in Nazionale tra gli U23, ha disputato cinque mondiali e tre europei, che ha vinto nel 2021, nello stesso anno in cui ha conquistato anche il titolo italiano e la Parigi Roubaix, la cosa che gli ha permesso di scavalcare la linea che divide i campioni dai fuoriclasse. Una Roubaix che avrebbe dovuto (e potuto) catapultarlo in una nuova dimensione e che invece resta l’ultima sua vittoria. La più bella. Oggi a Busnago ha ufficializzato l'addio al ciclismo pedalato e parlato dei progetti futuri.

E’ un anno particolare questo 2022 per il ciclismo italiano. L’anno degli addii. Abbiamo salutato a settembre Vincenzo Nibali, l’uomo dei grandi giri, della Sanremo e del Lombardia, uno dei più forti di sempre. L’uomo, soprattutto, che per anni ha tenuto alto l’onore del ciclismo italiano nelle corse a tappe. Adesso, in questo 15 novembre carico di malinconia (come solo novembre sa essere) si ferma anche Sonny, l’operaio campione. Colui che ha riportato in Italia la pietra della Roubaix e che ha interrotto, dopo anni, il digiuno nelle grandi classiche. L’uomo delle gare di un giorno.

A guardar bene gli albi d’oro scopriamo che l’ultimo successo, prima di Sonny, in un Monumento è proprio di Vincenzo, a Sanremo. Vincenzo e Sonny, Sonny e Vincenzo: l’alfa e omega del nostro ciclismo. L’uomo del sud e quello del nord, per certi versi simili, ma anche diversi. Si fermano entrambi in un 2022 ricco di soddisfazioni per il nostro movimento ma non nelle corse pro, dove paghiamo il cambio generazionale.

In questi mesi in molti hanno raccontato la parabola umana e sportiva di Sonny Colbrelli: la giovinezza da ‘bullizzato’, l’adolescenza in fabbrica, la bicicletta compagna di solitudine, la maturazione e, poi, come si è scoperto campione, lavorando sul suo fisico e sulla volontà. Da ragazzo semplice, che ha attraversato le intemperie della vita, non ha mai nascosto le sue difficoltà, affrontate sempre con il sorriso sulle labbra. Un sorriso e una disponibilità che ha portato anche tutte le volte che è stato chiamato a difendere la Maglia Azzurra.

Il vero capolavoro, con la Nazionale, lo compie a Trento, in occasione del Campionato Europeo. E’ l’unico in grado di tenere le ruote di uno scatenato Evenepoel. Resiste alle insistenti richieste di cambio dello scalpitante belga, dimostrando una tenuta mentale propria di una maturità conquistata con la fatica e il sudore. Completa il (capo)lavoro superando in volata Remco… chissà come sarebbe andata, se ci fosse stato Sonny, quest’anno in Australia!

Recriminare non ha senso, perché la più bella vittoria del Cobra non è a Trento, e neanche quella conquistata, coperto di fango, nello storico velodromo di Roubaix, ma è datata 22 marzo 2022, al termine della prima tappa del Giro di Catalogna, quando un tempestivo intervento dei sanitari l’ha riportato ‘in vita’. Sonny non ha perso il sorriso, che ha arricchito, dopo quel giorno, con tanta saggezza, finché l’annuncio: ‘non posso più correre.. è arrivato il momento di fermarsi.’

'La storia umana e sportiva di Sonny Colbrelli – ha commentato il presidente Cordiano Dagnoni -, che ho avuto la fortuna e il piacere di seguire fin da giovanissimo, è di quelle edificanti, che fanno bene al ciclismo e allo sport. Per lui la bicicletta è stata compagna di giochi, mezzo per affrancarsi dalle difficoltà e lasciapassare per il successo. Il ciclismo gli ha permesso di trovare la migliore dimensione come uomo, ed è questa, per tutti noi, la gioia più grande. L’Italia sportiva non deve quindi dispiacersi per la fine anticipata della sua carriera (con il corollario di vittorie che avrebbero potuto essere e non saranno), ma rallegrarsi perché abbiamo goduto in questi anni delle imprese di un atleta che rappresenta una testimonianza concreta del valore formativo dello sport. La sua storia, il suo esempio, rappresentano un messaggio chiaro a tutti quei bambini che iniziano oggi a dare i primi colpi di pedale: non esistono ostacoli, fisici e mentali, che ci possono impedire di raggiungere i nostri sogni. Questo insegnamento credo che valga anche come migliore augurio allo stesso Sonny da parte di tutti noi per il suo futuro.’

www.federciclismo.it

foto Bettini