“In tutta questa situazione difficile il ciclismo sta ripartendo nel modo giusto. Si è stata data una data molto distante per ricominciare, permettendo così a tutti noi corridori di tornare in forma. Sarà una stagione strana, ma sono ottimista“. Sono le parole di Elia Viviani, campione europeo su strada e campione olimpico a Rio 2016 nell’Omnium, in una video intervista rilasciata ai microfoni di InBici Magazine.
“Meglio che ci sia guerra tra gli organizzatori per la sovrapposizione degli eventi piuttosto che non ci siano gare. L’importante è ripartire. La quarantena è stato un periodo in cui bisognava tenersi in condizione allenandosi sui rulli con un carico di allenamento ridotto. È stato molto difficile per me come uomo: resistere alla tentazione di mangiarmi un biscotto o passare le giornate sul divano non sono cose che noi corridori viviamo sempre. Ho preso due-tre chili durante il lockdown, ma durante quel periodo ho evitato di pesarmi per non essere troppo rigido con me stesso”.
Manca solo l’ufficialità, ma sembrerebbe che la Milano-Sanremo si possa svolgere il 15 agosto e non più l’8, come previsto inizialmente: “La Sanremo sarà una sorpresa – spiega Viviani – sarà una delle gare più simili a quelle delle passate edizioni perché avremo poche corse sulle gambe e quindi sarà una corsa molto incerta, soprattutto perché ci saranno tanti punti in cui attaccare. Di sicuro sarà una corsa spettacolare e spero in una buona giornata per me“.
Per il 2020, “il mio obiettivo principale è il Tour de France. La squadra ci tiene molto. La Cofidis è al primo anno nel World Tour e vogliamo fare bene. Anche io voglio confermare quanto di buono ho fatto l’anno scorso. Quello che posso dire è che stiamo ragionando per obiettivi a medio termine: prima la Sanremo, poi il Tour. Poi ci sono poi i campionati Italiani a Vicenza, vicino a dove sono nato, e mi piacerebbe fare bene. Inoltre, attendo novità per il Campionato Europeo“.
Durante l’inverno, Viviani ha lasciato la Deceuninck-QuickStep per passare alla francese Cofidis: “Se sono qui il merito è di Roberto Damiani. Mi ha convinto creando un progetto intorno a me. La Cofidis mi ha preso per le vittorie e per l’esperienza che ho al fine di costruire una squadra importante. C’è grande collaborazione in squadra e ora bisogna costruire il treno nel modo migliore possibile”.
Il campione europeo in carica si è espresso anche sulle parole di Fabio Jakobsen, suo ex compagno alla Quick Step, il quale, nei giorni scorsi, ha parlato di una fortissima rivalità tra gli uomini che componevano il suo treno e i gregari di Fernando Gaviria: “Da parte mia non c’è mai stata polemica con Fernando. Jakobsen era al primo anno da professionista e ha visto una cosa che per noi era normale. Tra di noi c’era grande motivazione e una sana competizione: se io vinco 10 gare, Gaviria ne vuole vincere 11, Alaphilippe 12, e viceversa. Zero malumori in squadra. Non a caso il 2018 è stato il mio migliore anno e c’era Gaviria in squadra con me. Averlo è stato uno stimolo. Io e Fernando siamo amici e ancora oggi usciamo ancora insieme a cena quando ne abbiamo la possibilità. Era comunque necessario chiarire perché non doveva passare un messaggio sbagliato”.
Tornando al presente, Viviani corre in una squadra francese du bicicletta italiana, la De Rosa: “Sono orgoglioso che tante aziende italiane si siano interessate alla Cofidis ed entrate in squadra dopo la mia firma. Con De Rosa è da subito partita una buona collaborazione, ho provato sia il modello per le classiche che quello per le volate. Sono bici con caratteristiche diverse. L’obiettivo è quello di vincere insieme”.
Viviani ha parlato anche di sicurezza stradale per i ciclisti: “Dopo tre mesi in casa siamo ripartiti tutti a 1000, abbiamo tutti fretta, quindi c’è uno stress che comporta maggiori rischi. Niente contro gli automobilisti, lo sono anche io. Bisogna però avere maggiore rispetto sia da parte dei ciclisti che degli automobilisti e bisogna migliorare la convivenza. Creare ciclabili come in Olanda o in Belgio non è facile. Io credo che una delle soluzioni più facili per cambiare mentalità potrebbe essere quello di creare una banchina della strada più larga di 1,5 metri. Potrebbe esser un punto di partenza. Per quanto riguarda il ciclista, servirebbe mettere sulla bici il fanalino posteriore, che sia bello grande, e sicuramente indossare un abbigliamento dal colore sgargiante. Resta sempre da capire perché, quando si forma una coda per un trattore che va a 20 km/h, nessuno suona il clacson e tutti gli automobilisti restano in coda aspettando il momento giusto per sorpassare, mentre quando c’è un ciclista tutti imprecano“.
Infine, una considerazione sulla pista: “La situazione per Tokyo 2020 era troppo incerta. Siamo felici di poter tornare ad allenarci al velodromo di Montichiari. Sarà un inverno molto particolare perché non sono previste gare internazionali, però sono felice che si riparta con l’attività anche perché la pista è il luogo ideale per ricominciare a gareggiare dopo l’emergenza Coronavirus, di sicuro i ragazzi hanno meno contatti con gli altri rispetto ad una gara su strada”.
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