Mer12042024

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SenzaGiro: perché non c'è nulla di più reale della fantasia

 

 

Vincenzo Nibali ha guidato la classifica generale di Senza Giro fino alla 12^ tappa, la Cesenatico Cesenatico. Nella terra di Pantani succede il finimondo. Pioggia, vento e la classica fuga “bidone”, che rimanda i big indietro e porta alla ribalta Tim Wellens. Non poteva essere altrimenti, se a raccontare la tappa è Filip J Cauz, scrittore e giornalista, ma soprattutto amante del ciclismo nordico, del ciclocross, del fango e della pioggia.

Lui sconvolge tutto quello che altri scrittori e giornalisti (qui l'elenco) avevano costruito nelle tappe precedenti con l’occhio che guardava i reali valori in campo e la penna che seguiva le ragioni del cuore. Poi la tappa di Cesenatico, che ci conferma come l’imprevisto sia sempre dietro l’angolo, nel ciclismo come nella vita.

Così dalla 13^ tappa in poi parte la caccia alla leadership di Wellens. Nella frazione di ieri, domenica 24 maggio, la Rivolto Piancavallo raccontata da Stefano Rizzato, vince Dennis (sì proprio lui, il pluricampione del mondo a cronometro). Wellens conserva la maglia rosa, con una manciata di secondi su Pello Bilbao.

I personaggi sono veri; il giro è verosimile, concetto di manzoniana memoria che in letteratura vale più di un nobel. Questo è Senza Giro, ma è anche altro.

E’ una speranza: quella di raccogliere fondi a favore della Cooperativa Namasté di Bergamo, che lavora per sostenere una molteplicità di persone in difficoltà (anche a causa dell’emergenza sanitaria). La finalità del progetto, infatti, è totalmente benefica (qui).

E’ un luogo del web (virtuale) e della mente (reale), nel quale troviamo scrittori, giornalisti, illustratori e appassionati, che amano il giro ma, soprattutto, amano giocare con le parole e le emozioni. Perché parole, emozioni e colori riempiono i nostri giorni e ci fanno sentire vivi.

E’ una cosa vera: perché, come in un racconto di P.K. Dick, in questi giorni la realtà ha superato l’immaginazione e la fantasia ci ha regalato sinceri attimi di verità.

E’ soprattutto segno di vita: leggere, vedere e ascoltare un Giro che non c’è per viaggiare con la fantasia. Come facevano i nostri genitori e nonni, quando seguivano i girini alla radio e i disegni della Domenica del Corriere, nell’attesa che passassero finalmente sotto casa.

Quell’attesa che oggi è ancora uguale. E quando i girini passeranno finalmente sotto le nostre finestre, perché statene certi che prima o poi questo accadrà, allora sapremo che finalmente tutto è finito e si potrà tornare a guardare al futuro con ottimismo.

Oggi riposo, da domani si riparte. Noi racconteremo, come un giro vero, l’ultima settimana di gara.

SenzaGiro

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Antonio Ungaro - www.federciclismo.it