Mer12042024

Aggiornamento:07:28:25

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Giro d'Italia 2020: perchè non disputarlo "alla rovescia"?

 

 

A distanza – com’è sana abitudine di questi tempi grami – nasce un’idea temeraria ma fino a un certo punto. Dice mia figlia Chiara, geologa e appassionata di biathlon, una che di neve se ne intende: “E allora, perché non fare un Giro alla rovescia?”.

Già: partenza dalla Lombardia, subito le Alpi e poi verso sud fino in Sicilia comunque perla preziosa di un Giro che, da qualsiasi parte lo si guardi, sarà comunque un Giro strano, a cominciare dalla data atipica: dal 3 al 20 ottobre.

Certamente affrontare le salite delle Alpi la prima settimana di ottobre anziché la terza, diminuirebbe l’ipotesi della neve e aumenterebbe la possibilità che nessuna tappa venga accorciata o cancellata.

Altrettanto certamente, alcune città sedi d’arrivo dovrebbero essere scambiate con quelle di partenza: qualche sindaco o qualche sportivo storcerà sicuramente il naso (siamo italiani, non siamo mai contenti) però di fronte a un’annata stravolta dal Coronavirus dovremmo per una volta parlare a bassa voce, rinunciare a qualche velleità personale ed essere più disponibili verso il prossimo. Per altro, una intelligente programmazione televisiva darebbe la giusta esposizione mediatica a tutte le sedi di partenza e d’arrivo. Il direttore di Rai Sport è Auro Bulbarelli che vanta dodici anni di telecronache ciclistiche: nessuno meglio di lui sa come valorizzare l’immenso patrimonio turistico, artistico e sportivo del Giro d’Italia. In certe tappe, è più affascinante l’attesa della partenza che un arrivo di tutto il gruppo in volata oppure la lenta agonia di una fuga dal prevedibile destino.

Non sarebbe la prima volta di un Giro senza le Alpi nell’ultima settimana: nel 2009 l’arrivo a Roma fu preceduto dal Blockhaus alla 15ª tappa e dal Vesuvio alla terz’ultima. Ebbene: Vesuvio sì ed Etna no? Immaginate lo spettacolo della “muntagna” con il pennacchio di fumo su una cima ammantata di neve; la gente che aspetta il siciliano Nibali; una temperatura sicuramente più mite di quella che i girini potranno trovare nell’attuale diciottesima tappa ai 2758 metri d’altitudine del Passo dello Stelvio.

Sicilia Grande Arrivo anziché Grande Partenza. Anche il podio finale avrebbe uno scenario incomparabilmente bello: la Valle dei Tempi ad Agrigento; via Etnea a Catania; la Passeggiata della Marina o Palazzo dei Normanni a Palermo; Messina con lo Stretto dietro alle spalle. La scelta è vastissima, dove vai vai, non sbagli.

 

 

Sarebbe un bel segnale pure una Grande Partenza nella Lombardia martoriata dal Cornavirus: ci sono già stati arditi paragoni con il Giro d’Italia del 1946, il primo Dopoguerra, un avvio da Milano con i passaggi in Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna sarebbe un messaggio affascinante per tutti. Alcune tappe-chiave non cambierebbero: la cronometro del Prosecco; la tappa in Romagna sulle strade della Nove Colli; l’arrivo  sull’Etna ai 1775 metri di Piano Provenzana che potrebbe essere spostato ai 1892 metri del Rifugio Sapienza come nel 2011. Ci sono molte analogie che legano quel Giro del 2011 al prossimo Giro: proprio sull’Etna Alberto Contador conquistò la maglia rosa e la portò fino all’arrivo finale di Milano; anche in quel Giro si arrivò a Sestriere, era la penultima tappa, vinse Vasil Kiryenka a conclusione di una lunga fuga che non scalfì minimamente il primato di Contador.

Non cambierà l’esito finale del Giro neanche una partenza da Peschici così come partire da Tortoreto per arrivare a San Salvo: fa differenza se quella tappa alla rovescia fosse vinta da Nizzolo anziché Sagan? Ci sarebbe da cambiare il percorso per arrivare ai Laghi di Cancano nel Parco Nazionale dello Stelvio ma tanti ostacoli non se ne vedono.

Coraggio e altruismo: se il Giro d’Italia dev’essere il gesto più forte di un ritorno alla vita normale, dimostriamo di saper guardare oltre gl’interessi del proprio personalissimo orticello e facciamo un Giro “alla rovescia: prima le montagne e poi il mare.

Come dice Bugno (14 marzo alla Gazzetta dello Sport): “Il Giro d’Italia tornerà e sarà la rinascita di un popolo di lottatori”. Il mondo del ciclismo ripete spesso: “Sono i corridori a fare la corsa, non il percorso”: è l’occasione ideale per dimostrarlo. Buona domenica a tutti.

Nando Aruffo