Ottocento ruote ai nastri di partenza, un lungo serpentone che riporta luce sul "chilometro più bello d'Italia". La pioggia annunciata si è arresa dinanzi l'impegno, enorme, messo in campo dai ragazzi rock (beh si, chiamiamoli così) della Rolling Bike per rendere il percorso agibile dopo che diversi giorni di maltempo lo avevamo reso impraticabile.
E' il quad di inizio gara a scortare la bagarre fuori dal centro della città, prima che i biker più in forma tirino il collo al serpente per metterlo in fila indiana.
Poca strada, muscoli ancora pigri, ed è subito Muro del Pianto, una rampa micidiale in cemento. I metri sono pochi, circa 200, idem i battiti al minuto, pendenza media al 23%.
Lungo l'ascesa la pendenza aumenta progressivamente fino a sfiorare il 30%. Qualcuno sfida la propria resistenza salvo procedere più lentamente di chi preferisce mettere piede a terra. L'etichetta Muro del Pianto è presto spiegata e sottoscritta all'unanimità.
In testa al gruppo è il giallonero Spica, leader del TPN, a dettare il ritmo. Gli resistono soltanto il colombiano Arias Cuervo, Hubbers-Polimedical, e i due Bottecchia: Panariello e Alarcon. Terminata la rampa la gara gira a sinistra sul sentiero Italia per entrare ufficialmente nel suo habitat.
La strada che porta verso il Monastero di San Nicola guadagna lentamente quota su un terreno viscido. I biker galleggiano, l'energia meccanica impressa sui pedali si disperde e solo in piccola parte si trasforma in energia cinetica.
La fatica è enorme, al decimo chilometro tanti hanno già terminato il loro serbatoio di energie.
Dopo il primo ristoro tocca affrontare lo sterrato di Monte Chiarello, un mangi e bevi, senza troppe difficoltà, che permette, per poco, di riprendere un pò il fiato.
Il protagonista è ora il bosco, fitto, completamente in ombra.
In questo tratto è difficile, impossibile, fare la differenza, ma la si farà presto.
Dopo Ortì superiore la gara punta il Bosco Iannacoli e la quota massima di giornata, i 962 metri. Il fondo è più impegnativo e il fango finisce inevitabilmente per consumare energie fisiche e mentali dei biker. Serve manico e chi ha chiesto troppo al proprio corpo può solo soffrire in silenzio. Sui tornanti più duri Arias Cuervo saluta la compagnia.
Il vice campione del mondo marathon ha la gamba giusta.
Alle sue spalle Panariello, Spica e Alarcon perdono uno alla volta metri. I tre inseguitori faranno ognuno gara a sè fino al traguardo.
Dal GPM la gara perde rapidamente quota fino a raggiungere l'abitato di Arasì, prima dell'ultimo sterrato su una salita dura e impegnativa. Il fondo è ora più morbido e tocca tenere incollato il posteriore alla sella e non pestare troppo sui pedali. Terminata la salita, ai maratoneti tocca fare un secondo giro di giostra nell'anello in alta quota che li riporterà al GPM. Il secondo giro dell'anello sembra come per miracolo essere più veloce del primo, merito del fango che dopo il primo passaggio dal terreno si è equamente distribuito sulle bici e sul corpo dei biker.
Come dire: un pò di fango per uno non fa male a nessuno. Anzi!
Chiuso il secondo anello la gara si tuffa, non solo per dire, verso lo Stretto. Uno spettacolo impagabile e adrenalinico, un single track in picchiata che sembra non finire mai, di quelli che non ammettono distrazioni. Veloce con improvvisi cambi di pendenza, da cuore in gola, chicane da MotoGP strappate al terreno argilloso. La fine del mondo, l'abitato di Reggio Calabria e lo Stretto ai propri piedi, e in alto, sull'altro versante del Continente, la sagoma imponente dell'Etna.
Guai a soffrire di vertigini! Qualcuno è diviso dal fermarsi per scattare una foto o fare il pieno di adrenalina. Tanti biker urlano la loro gioia, l'Aspromonte e la Aspromarathon hanno conquistato un grande spazio nel loro cuore... e chissà quanti pagherebbero una funivia che li riporti di nuovo in cima, all'imbocco del single track.
Non solo chilometro più bello d'Italia, a Reggio Calabria ce ne sono altri di bellissimi, su misura dei biker.
Arias Cuervo scrive per la terza volta il suo nome sull'albo d'oro della classica di metà primavera. Alle sue spalle Panariello e Spica completano un podio di altissimo livello. Spica si conferma tra i biker più in forma del sud Italia consolidando la leadership del Trofeo dei Parchi Naturali, challenge sempre più prestigiosa nel panorama nazionale.
Tra le donne la leader del TPN Mara Parisi, Bike & Sport, ritorna alla vittoria dopo un "turno di riposo".
Alle sue spalle Ionela Molinaro, Swattati Team, e Elizabeth Simpson, Rolling Bike.
Grande Bellezza e adrenalina: le due anime di una sempre più affascinante Aspromarathon.
Chiusa la quarta prova del Trofeo dei Parchi Naturali, il prossimo appuntamento è il 4 Giugno a Campotenese (CS) per la Marathon degli Aragonesi.
photo credits ©Antonio Caggiano - www.bikerounder.com