Con una cerimonia svoltasi il 12 ottobre scorso a Trento all’interno de Il Festival dello Sport organizzato da La Gazzetta dello Sport, Franco Balmamion e Giuseppe Saronni sono entrati a far parte della Hall of Fame del Giro d’Italia ricevendo il Trofeo Senza Fine, destinato ai vincitori della Corsa Rosa dall’edizione 2000 in poi (nella foto LaPresse, i due campioni). Il meritato riconoscimento è andato ai due campioni, vincitori per due volte a testa del Giro d’Italia, in virtù delle epiche pagine che entrambi hanno scritto nel corso delle loro carriere sulle strade della Corsa Rosa.
Franco Balmamion: «E’ un enorme piacere per me ricevere questo riconoscimento in un’occasione importante come questa. Sono sempre stato un regolarista, a posteriori mi dispiace non essere riuscito a vincere tappe anche se mi sono spesso confrontato con rivali più veloci di me. Era un altro ciclismo, all’epoca curavo soprattutto la classifica. C’erano tantissimi campioni. Penso a Pambianco, Baldini, Nencini e Gianni Motta, con il quale ho condiviso il Giro in squadra nel 1966. Il nostro rivale principale, e il corridore che ho ammirato di più, è stato Jacques Anquetil, che un giorno è venuto a casa mia a farsi la doccia dopo una corsa. Mi hanno definito riflessivo, conscienzioso e altruista. Io mi sono sempre comportato come mi hanno insegnato e sono contento di quello che ho fatto nella mia vita».
Giuseppe Saronni: «C’è sempre un filo doppio che mi lega a Francesco Moser. Essere premiato qui a Trento lo dimostra. La nostra rivalità ha incendiato l’Italia, quando ci sfidavamo sulle strade c’erano tantissimi tifosi e nei bar si discuteva non solo di calcio ma anche e soprattutto di ciclismo. Penso sia la cosa più bella che abbiamo fatto. La vittoria a cui sono più legato delle 24 ottenute è la tappa Cuneo-Pinerolo del 1982, in cui ho battuto un grande come Bernard Hinault, perchè ero in una condizione eccellente e ha dato il via ad una serie di vittorie, tra cui il Giro di Svizzera, il Mondiale, Il Lombardia e la Milano-Sanremo, culminate con il secondo trionfo al Giro nel 1983. Da tempo desideravo questo Trofeo, adesso me lo posso portare a casa e lo potrò ammirare tutti i giorni».
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