Sab11232024

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Erik Zabel: 211 gare vinte e sei maglie verdi al Tour

Erik Zabel è stata l’icona del ciclismo tedesco, insieme a Jan Ulrich, tra la fine degli anni novanta, fino al 2008, quando ha appeso la propria bici al fatidico chiodo. Da allora, il ruolo di consulente dell’azienda tedesca, costruttrice di bici, Canyon e di consulente di giovani sprinter alla High-Road, accanto a Mark Cavendish fino alla sua chiusura. Ora alla Katusha, team nel quale la componente tedesca è fortissima, a partire – ovviamente – dalle bici Canyon.

Come va Erik? Ci racconta la sua vita da quando ha smesso di correre?

“Benissimo grazie. Sono molto felice e contento della mia attuale vita. Ho smesso di correre nel 2008. La mia ultima corsa su strada è stata la Parigi Tours di quell’anno e poi ho fatto una serie di Sei Giorni in inverno. Poi stop, e quando è successo ho pensato dentro di me: ‘Ops, è finita!’”

E stato difficile smettere dopo una vita passata a pedalare?

“In realtà non ho smesso di pedalare. Faccio ancora 24000 km all’anno, duemila al mese di media. Mi piace tantissimo pedalare senza l’assillo della competizione. Per rispondere, comunque, alla sua domanda, devo dire che all’inizio è stata dura, anche perché non conoscevo la vita da questo punto di vista, ma ora sono veramente contento.”

Cosa fa per la Canyon?

“Mi occupo delle pubbliche relazioni e dello sviluppo delle bici, cercando di mettere al servizio dell’azienda tutta la mia esperienza. Poi ho affiancato Cavendish nella sua primissima parte di carriera, quando era alla High-Road e adesso do il mio contributo alla Katusha.”

Abbiamo letto recentemente, che ha passato l’esame da direttore sportivo. Vuol dire che la vedremo in ammiraglia?

“No, non penso. Al momento faccio qualche corsa minore in appoggio, ma non penso di volerlo fare a tempo pieno. E’ una vita molto difficile. Sei sempre via di casa e quando ci sei, trascorri tempo al telefono o a scrivere mail per organizzare il lavoro. No, al momento voglio una vita più ‘easy’.”

Come è il ciclismo in Germania?

“E’ un momento molto difficile. Si parla solo di calcio negli ultimi anni e c’è poco spazio per gli altri sport in generale, non solo per il ciclismo. In questo momento c’è un grande attaccamento alla Nazionale di calcio.”

Nonostante l’uscita in semifinale agli ultimi Europei?

“Sì. C’è la consapevolezza di avere una squadra forte e giovane che sicuramente ai prossimi Mondiali sarà competitiva. Per quando riguarda l’eliminazione a vantaggio dell’Italia, devo dire che spesso gli azzurri sono stati le nostre bestie nere. Io sono personalmente amico di qualche giocatore della Nazionale e loro mi dicono che sanno di essere più forti degli italiani, ma che quando li devono affrontare in incontri ufficiali, sembra quasi che lascino questa consapevolezza negli spogliatoi.”

Prima di lasciarci, ci dica qual è la corsa che le è mancata in carriera, anche se qualche idea ce l’abbiamo.

“Eh, eh! (ride) Sicuro il campionato del Mondo. Sono arrivato due volte secondo e una volta terzo. Quella con Cipollini sono riuscito ad accettarla meglio, mentre la sconfitta a  Salisburgo da Bettini mi è rimasta più indigesta. Eppoi ho fatto anche due quarti alle Olimpiadi.”

Bene, allora dove rivedremo Erik Zabel?

“In bicicletta a pedalare lungo le strade, perché per me è, anche ora, la cosa più bella che c’è.”

 

Fonte:

Autore: Andrea Agostini